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Vecchio 31-08-2010, 20.45.21   #70
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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IL CAVALIERE DI SEMIFONTE

XVI

Icaro osservava quell’anziana figura curva al suo rudimentale scrittoio.
Sembrava assorto a tal punto da ciò che faceva, da non accorgersi del mondo circostante.
Icaro lo osservò per diversi istanti, senza far scorgere la sua presenza.
Mai, il giovane, si sarebbe aspettato che qualcuno potesse vivere su quell’isolotto, ritenuto da tutti disabitato ed inospitale.
E da come appariva quella grotta dovevano essere ormai diversi anni che quell’uomo l’aveva scelta come sua dimora.
Le pareti di pietra erano annerite dal fumo delle torce e delle candele.
Grossi e rudimentali mobili, scavati nel legno, erano disposti tutt’intorno i muri di quell’ambiente e dato il numero e la forma erano sicuramente serviti anni per realizzarli e portarli in quella grotta.
Inoltre teste di diversi animali impagliati si affacciavano attorno alla debole luce che illuminava quel posto.
“Archimede pare sia morto così…” cominciò a dire all’improvviso quel l’uomo senza voltarsi verso Icaro “… intento nei suoi scritti, mentre un soldato romano lo trafisse incurante di chi aveva davanti. Tutto questo durante la presa di Siracusa da parte dei romani.”
Icaro restò sorpreso e non capiva se quell’uomo si stesse riferendo a lui o semplicemente ragionava ad alta voce.
Nell’incertezza il giovane restò in silenzio.
“Ma io non sono Archimede” aggiunse quell’uomo voltandosi verso Icaro “e voi, evidentemente, non siete un soldato.”
Icaro restò stupito a fissarlo.
“Un soldato sa scivolare alle spalle del suo nemico” continuò quell’uomo ritornando ad occuparsi dei suoi scritti “senza farsi scoprire. Rallegratevi, amico mio, non conoscete l’arte di intimorire i vostri simili.”
“Ecco io…” tentò di dire Icaro.
“L’amore per il prossimo…” soggiunse il vecchio “… superba regola di vita cristiana… ma ho trascorso la vita tra i miei simili e non li ho amati per niente… forse non sono un vero cristiano.”
“E’ vero, non sono un soldato e non so combattere, purtroppo…” disse Icaro.
“Combattere?” Ripeté il vecchio. “E per cosa? Cosa val tanto la pena di combattere?”
“Si combatte per tutto in questo mondo…” rispose Icaro “… per amore, per potere…”
“E voi per cosa vorreste combattere?”
“Per odio!”
“Ne vale la pena?”
“Certo…” rispose Icaro “… l’odio ha la stessa forza dell’amore… ed io ne ho tanto dentro.”
“L’odio vi consumerà, amico mio.”
“Forse è l’unica cosa che mi tiene ancora in vita, invece.”
“Nulla che si alimenta d’odio può definirsi vivo.” Sentenziò il vecchio.
“Io sono cristiano ed attendo le promesse del Signore.”
“E credete Lui soddisferà il vostro odio?” Chiese il vecchio.
“Ha promesso giustizia ed io solo quella chiedo.”
“La giustizia di Dio o quella degli uomini?”
“Conosco già quella degli uomini” rispose Icaro con un ghigno “e so già di cosa è capace.”
“E credete invece di saper riconoscere quella di Dio?”
“Certo… ed io solo quella invoco!”
“Capisco.”
“Nelle Beatitudini…” disse Icaro “… il Signore forse non loda chi ha sete di giustizia? E non promette loro di dissetarli?”
“Cosa vi hanno fatto di così grave, amico mio?” Chiese il vecchio senza smettere di occuparsi dei suoi scritti.
“Mi hanno tolto tutto.” Rispose Icaro. “L’affetto dei miei cari, la gioia della mia terra e l’amore della mia donna.”
“Nella vita” disse il vecchio “ciò che è veramente nostro nessuno può portarcelo via, credetemi.”
Icaro ascoltava in silenzio.
“Se possedevate davvero tutte quelle cose” aggiunse il vecchio “allora non le avete perse.”
“Non è così…” ribatté Icaro “… mi sono state portate via con inumana ferocia!”
“I vostri cari potrebbero forse amarvi meno, pur ritenendovi un lestofante?” Domandò il vecchio. “O forse la vostra terra vi rinnegherà per questo, negando i vostri natali?”
“No…”
“Ecco, mio buon amico.” Sentenziò il vecchio. “Allora non avete perso niente di quelle cose. Il vostro nome nessuno potrà portarvelo via e con esso neppure i vostri natali potranno mai essere cancellati.”
“Avevo anche una donna…” sussurrò Icaro “… che amavo più della mia stessa vita… e che continuo ad amare tutt’ora…”
“L’amore, quello vero, non è soggetto al tempo, né alla lontananza.” Rispose il vecchio.
“Ora nella mia città, il mio nome sarà coperto d’infamia… cosa penserà ella di me?”
“Se ella vi amava davvero allora ha conosciuto il vostro cuore… e sa bene se in esso alberga il bene o il male.”
E detto questo, il vecchio ripose con cura in uno scrigno ciò che aveva scritto e si alzò dal suo grezzo scrittoio.
“Chi siete voi?” Chiese Icaro.
Il vecchio si voltò e lo fissò con attenzione, come se volesse scrutare ogni angolo del cuore di quel giovane, mentre in lontananza si udivano i sordi boati della tempesta ormai giunta.


(Continua...)
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