Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 20-07-2010, 04.34.23   #227
Guisgard
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ARDEA DE' TADDEI

“Polvere sono i cavalieri,
ruggine le loro spade,
con i santi sono le loro anime,
noi crediamo.”
(Samuel Taylor Coleridge)


Il giorno trascorse lento.
Memmone preparò una tisana per il suo ospite e sgozzò uno dei suoi capretti per sfamarlo.
Gli offrì poi del vino rosso.
“Questo è il sangue rosso della terra.” Disse ad Ardea. “Bevetene e rigenererà il vostro.”
Quando giunse la sera, i due trascorsero ore serene accanto al fuoco.
Ardea pian piano prese confidenza con quel suo misterioso salvatore e cominciò a raccontare un po’ di sé.
Memmone però non sembrava particolarmente impressionato da tutto ciò che era successo al suo ospite.
L’unica volta che rispose qualcosa fu quando Ardea gli parlò dei suoi sensi di colpa per aver abbandonato suo padre.
“La vita ha diverse stagioni” disse “e non tutte sono raggianti come un giorno di primavera. Quando si attraversa un periodo difficile, bisogna prenderne atto e cercare di non peccare ancora. La tentazione si annida nelle nebbie dei nostri stati d’animo.”
Poi concluse:
“Ora è tardi, sarà meglio andare a dormire.”
Il giorno dopo, Memmone chiese ancora ad Ardea di testare la sua forza.
I due lottarono di nuovo ed ancora una volta Ardea ebbe la peggio.
Ogni giorno, per dieci giorni, Memmone chiese ad Ardea di lottare per provare il suo stato di salute.
Il tredicesimo giorno, costretti nella capanna per il forte vento che scuoteva il bosco, Memmone mostrò alcune cose al suo ospite.
“Queste sono armi forgiate con quelle di Govarola.” Disse, mostrandogli alcune frecce. “Erano armi di strabiliante e superba fattura. Sarebbe un peccato lasciarle inutilizzate.”
“Perché ne avete fatto delle frecce?” Chiese Ardea. “La sua spada ed il suo scudo, come anche la sua mazza ferrata erano in buono stato.”
“Erano armi maledette” rispose Memmone “e andavano purificate. Troppo sangue aveva intriso la loro superficie.”
“Allora vi faranno comodo.” Disse Ardea.
“Sono per voi, non per me.” Rispose l’uomo. “A me non occorrono armi. Mi sono ritirato dal mondo proprio per non aver più a che fare con le sue miserie.”
“Per me?” Ripeté Ardea.
“Si, potrebbero servirvi.”
“Perché dite questo?” Chiese Ardea.
“Siete un cavaliere, giusto? Allora vi occorreranno di certo.”
“Ho già una magnifica arma.” Disse Ardea. “Una formidabile ed invincibile spada.”
“Non esistono armi invincibili.” Rispose l’uomo con tono disilluso. “Tutto dipende dalla maestria di chi le adopera.”
“Parlate così perché non conoscete Parusia.” Disse fiero Ardea. “Nemmeno la mitica Excalibur e la possente Durlindana potrebbero tenere testa a questa divina spada.”
L’uomo sorrise.
“Mio tenero amico” disse “conosco ogni arma di questo mondo, compresa la leggendaria spada di cui mi parlate. Ma i grandi di Afragolignone sanno bene che l’arma non può nulla se il cuore di chi la brandisce non è saldo. E voi ne avete avuto la prova con Govarola.”
“Cosa rende il cuore saldo?” Chiese Ardea.
“I valorosi e gli ideali che lo riempiono.” Sentenziò l’uomo.
Poi si alzò ed invitò Ardea a battersi di nuovo.
“Provatemi la vostra forza ed insieme ad essa quanto è saldo il vostro cuore.”
Ardea si alzò e si apprestò alla sfida.
Gli occhi dei due si incrociarono in un intenso sguardo che provocò ad Ardea un turbine di ricordi e sensazioni.
In quel momento rivide quasi tutta la sua giovinezza trascorsa alle Cinque Vie attraversargli il cuore.
Fissando quell’uomo ed il suo sguardo qualcosa si destò in Ardea, provocandogli uno stato d’animo enigmatico ed indefinito.
Come se quella scena egli l’avesse vissuta già in passato.


(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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