IL RITRATTO DEL BACIO
Il Sole penetrava dai piccoli lucernai posti quasi sotto il soffitto a cassettoni di quella disordinata bottega.
Ovunque vi erano tele con impressi disegni di ogni sorta, alcuni completi, altri solo abbozzati.
Ma le immagini che più dominavano su quelle tele erano le raffigurazioni di donne.
Donne di ogni tipo di bellezza conosciuta.
Dalla quella eterea e stilnovistica, a quella classicheggiante e sensuale.
Dall’acerba bellezza in fiore di giovani fanciulle, a quella vigorosa ed irraggiungibile delle grandi dame nobiliari.
E queste svariati tipi bellezze comparivano con i tratti ed i colori delle donne più affascinanti del tempo.
Ma qualcosa di inquieto, oltre a queste eterne immagini di bellezza, si annidava in quella bottega.
L’artista, con le mani tinte di diversi colori, gettava rapide e vigorose pennellate sulla tela, tentando, attraverso uno schizzo, di definire l’essenza di un ideale di bellezza che di giorno in giorno appariva più come un’illusione, che come quel sogno tanto ricercato.
Fissò allora il disegno sulla tela e dopo alcuni istanti, scuotendo il capo, lasciò cadere a terra i pennelli.
“Un artista senza musa” disse una voce alle sue spalle “è come un re senza una corona.”
“Alfiero!” Gridò gioioso il pittore. “Da quando sei ritornato in città?”
“Stamani.” Rispose Alfiero sorridendo. “Ho preso alloggio in una locanda poco fuori le mura. Sai bene che detesto la confusione delle grandi città.”
“Sono felice di rivederti, mio buon amico.” Disse il pittore. “Cosa mi racconti di nuovo? Sei a lavoro su qualche nuova opera?”
“Si, ho appena completato un gruppo marmoreo per il duomo di Nolia.” Rispose Alfiero. “Ora sono in viaggio verso Capua, dove mi sarà commissionata una nuova opera.”
“Non mi meravigliano tanto lavoro e tanta fama, amico mio.” Si complimentò il pittore. “Sei un grandissimo scultore.”
“Ed a quanto ho saputo” replicò Alfiero “anche tu hai avuto un importante commissione. Dal duca in persona.”
“Si…” rispose chinando il capo il pittore “… ma forse ho commesso lo sbaglio del nibbio, che crede di essere un aquila e comincia a solcare le altezze più estreme dei cieli… fino a quando, accecato da quel fatale volo, precipita al suolo…”
“Sciocchezze, hai un gran talento invece.” Lo riprese Alfiero. “Te l’ho sempre detto.”
“Non lo so, amico mio…” rispose sconsolato il pittore “… non lo so…”
“Cosa ti turba e ti affligge?”
“Ho accettato il lavoro commissionatomi dal duca” prese a dire il pittore “per ritrarlo con la sua amata, ma mi accorgo di aver fatto un azzardo.”
“Perché mai?” Chiese Alfiero.
“Perché ho avuto la pretesa di raffigurare il sogno di un altro uomo.”
“Cosa intendi?”
“Il duca vuole che io lo ritragga con una donna ideale.” Rispose mestamente il pittore. “Una donna tanto favolosa quanto irreale…”
“Omero ha narrato di Elena, Chretien di Ginevra e Dante di Beatrice.” Replicò Alfiero. “Sei anche tu un artista e dar forma a ciò che di più ideale esiste è il tuo lavoro.”
“Omero ben conosceva la bellezza di Elena” rispose il pittore “e Chretien comprendeva come nessun altro il cuore di Ginevra. Quanto a Dante, egli aveva conosciuto in vita Beatrice e non ricorreva a miti e leggende per cantare di lei.”
Alfiero lo fissava in silenzio.
“Io invece” continuò il pittore “devo ritrarre una donna di cui non si sa nulla. Una donna che forse non è neanche mai nata.”
“Chi è l’artista, amico mio?” Chiese sorridendo Alfiero.
“L’artista deve essere un saggio…” rispose mesto il pittore “… altrimenti perderà il nome dietro ad opere impossibili da realizzare…”
“L’artista” disse divertito Alfiero “è colui che sa raffigurare ciò che sente. Questo lo differenzia dal resto degli uomini. Il talento altro non è che la capacità di esternare ciò che si ha nell’anima e nel cuore.”
“Allora vuol dire” rispose il pittore “che io ho l’anima ed il cuore sterili.”
“Sai come il grande Fidia” continuò Alfiero “decise di scolpire la statua di Atena che Pericle gli aveva commissionato?”
“Non lo so… gli apparve forse?”
“No, mio ingenuo amico.” Rispose sorridendo Alfiero. “Conscio che doveva dar forma ad una bellezza non comune, decise di chiamare tantissime modelle e da ciascuna trarre ciò che avevano di più bello.”
Il pittore fissò in silenzio il suo amico.
“Esci da qui e cerca altrove la tua ispirazione.” Concluse Alfiero. “Sei un grande artista e puoi portare a termine ciò che hai cominciato. Va per il mondo ed invoca la tua musa, amico mio!”
E dopo aver bevuto insieme al suo amico, trascorrendo con lui qualche piacevole ora, poco prima del crepuscolo il pittore uscì in strada.
Vagava senza meta, cercando sollievo dalle sue inquietudini, fino a quando, poco fuori le mura della città, si ritrovò presso un antico convento.
Fu subito rapito dalla tranquillità e dall’idilliaca pace di quel luogo.
Si adagiò allora all’ombra di una quercia e cercò sollievo dai suoi pensieri.
Ad un tratto però fu destato da una delicata voce che intonava un melodico ma triste canto.
Cercò allora quella voce e si accorse di una giovane fanciulla che raccoglieva dei fiori a pochi passi da lui.
(Continua...)