ARDEA DE' TADDEI
“ <<Ti sei confessato, fratello?>> domandò il templare. <<Sei
andato a messa questa mattina prima di mettere così in pericolo
La tua vita?>>
<<Sono più pronto di voi ad affrontare la morte>> rispose il Cavaliere
Diseredato, perché era con questo nome che lo sconosciuto si era fatto
registrare sull’albo del torneo.”
(Walter Scott, Ivanhoe, VIII)
Quell’angolo di bosco, reso irreale nell’immutabilità che avvolgeva ogni cosa, appariva come un’arena da cui sembrava impossibile fuggire.
I due avversari erano immobili ed in silenzio, l’uno di fronte all’altro, mentre ogni cosa di quell’incantato scenario sembrava non attendere altro che l’inizio della terribile contesa.
“Chi siete, cavaliere?” Chiese Ardea, rompendo quell’insopportabile silenzio che aveva dominato la scena fino a quel momento.
Il cavaliere misterioso con la mano alzò la visiera dell’elmo, mostrando solo i suoi enigmatici occhi.
Erano circondati da rughe e cicatrici.
Due sottili fessure lasciavano trasparire occhi piccoli e neri, mentre ciocche di capelli grigi si affacciavano sulle folte e scurissime sopracciglia.
Quello sguardo emanava un'unica ed inequivocabile espressione.
Ed Ardea la percepì in pieno.
Gli occhi di Govarola, infatti, altro non lanciavano che bagliori di malvagità.
Chiunque fosse quel cavaliere, era chiara la sua indole.
Sotto quella spessa corazza, vi era un uomo assetato di odio e bramoso di violenza.
“Avete un nome, cavaliere?” Chiese ancora Ardea, davanti al silenzio del suo avversario. “O è troppo coperto di infamia per poterlo gridare ad alta voce?”
“Fossi in voi” rispose urlando Govarola, con una voce grossa e sgraziata “non mi curerei di queste cose!”
“E perché mai?” Chiese Ardea.
“Perché tutto ciò che riguarda i vivi” rispose il suo avversario “presto non sarà più affar vostro!”
“E voi, vista la vostra ottusa sicurezza, non bramate conoscere il nome di colui che vi accingete a sconfiggere?” Chiese Ardea con tono di beffa.
“I nomi dei miei avversari” rispose con un ringhio Govarola “sono effimeri quanto gli ultimi istanti di luce nel crepuscolo!”
“Non vi importa dunque conoscere” chiese ancora Ardea con tono di sfida “se coloro che avete sfidato e vinto siano realmente cavalieri, o solo briganti e villani?”
“Che importanza volete che abbia per me cosa siano stati in vita i miei avversari!” Rispose orgoglioso e sprezzante Govarola. “Quando si giunge all’Inferno, i demoni non fanno distinzione tra nobiltà e volgo!”
“Parlate dell’Inferno” esclamò Ardea “e presto ne conoscerete le pene, marrano!”
“Invero” gridò Govarola “io tratto tutti allo stesso modo, siano essi re o servitori! A tutti coloro che mi sfidano io regalo una morte lenta, dolorosa ed ignobile! E voi, come chi vi ha preceduto, non troverete altro che non sia disonore e sofferenza!”
“Parlate come un boia, non come un cavaliere!” Disse Ardea.
“Preparatevi...” minacciò Govarola “... il demonio sta venendo a reclamare la vostra miserabile vita!”
“Sapete, cavaliere...” disse Ardea “... da quando ho intrapreso il mio viaggio a nessun avversario ho rivelato il mio nome... ma a voi lo dirò.”
“Non mi interessa!” Gridò Govarola con sdegno.
“Ve lo dirò ugualmente, ma non ora.” Ribatté Ardea.
“Questi sono gli ultimi istanti di vita... non vi sarà un dopo per voi!” Minacciò Govarola.
“Vi rivelerò il mio nome al momento giusto.” Disse Ardea.
“Basterà il vostro scudo.” Urlò ancora Govarola. “Esso sarà un nuovo trofeo per me... e tutto ciò che resterà di voi!”
“Basta parlare ora!” Gridò Ardea. “Le parole non hanno prezzo da pretendere... l’acciaio invece si! Parleranno le nostre armi da questo momento!”
Govarola, per tutta risposta, si calò la visiera e prese la giusta rincorsa.
Lo stesso fece Ardea.
“Fino alla morte!” Urlò Govarola.
“Fino alla morte!” Rispose Ardea.
Un attimo dopo tutti e due i contendenti lanciarono i loro pesanti ma agili destrieri verso il proprio avversario, scuotendo la terra e destando finalmente quel luogo dall’irreale sonno in cui sembrava essere imprigionato da sempre.
(Continua...)