Bene, in questa – ahimè – piovigginosa giornata tardo-primaverile, stanca dei troppi impegni e di umore decisamente malinconico, ho pensato bene di portare alla vostra attenzione un personaggio sì conosciuto ma spesso dimenticato:
Pia de’ Tolomei.
La mia passione per le vicende della cara Pia è storia antica e non starò a narrarvela, la mia simpatia per lei ha forse radici in una sorta di ‘solidarietà’ femminile.
Ma, bando alle ciance, chi era Pia?
Di lei sappiamo poco, molto poco: qualche documento d’archivio ci dice che è nata da Buonconte e Teodora Rinaldini nel 13° secolo (la data non la conosciamo) a Siena, città in cui visse la sua giovinezza e nella quale andò in sposa ad Ildebrando Tolomei. Ildebrando, tuttavia, morì presto e la lasciò vedova – con due figli – che ancora era giovane e bella.
Cronache confuse ci informano anche che Pia sia stata l’amante di un certo Agostino Chisi (o
Chigi?) o addirittura di Ghino di Tacco, brigante originario di Radicofani e, ciò che più ci interessa adesso, intrigante amico di Nello Pannocchieschi della Pietra. Non si sa quanto di vero o di attendibile vi sia in queste cronache (che talvolta in quest’epoca riportano poco più che una massa indistinta di pettegolezzi), ma quel che ci interessa è che, in effetti, poco tempo dopo Pia andò in sposa a quello stesso Nello de’ Pannocchieschi, Conte della Pietra.
E questo non fu certo un matrimonio fortunato: Pia – come detto – era bella e giovane, una donna di città per giunta, abituata a vivere in un centro come Siena che, al tempo, aveva il suo bel dire, mentre Nello era molto più vecchio di lei e un uomo – sempre secondo le solite cronache – alquanto rude.
Ad ogni buon conto Nello, vuoi per gelosia, vuoi perché lui stesso aveva per amante Margherita Aldobrandeschi, escogitò il modo per liberarsi di lei.
Della morte di Pia esistono varie versioni: c’è chi dice che il marito l’abbia avvelenata, chi strangolata, chi che l’abbia fatta spingere giù dai bastioni del castello da un sicario. Alcuni dicono, invece, che Nello abbia soltanto proclamato la sua morte e poi l’abbia fatta rinchiudere in una torre di prigionia, dalla quale molto tempo dopo Pia, ormai stremata da mille sofferenze, abbia un giorno gettato la sua fede nuziale ad un pellegrino di passaggio pregandolo di portarla a Nello della Pietra per invocare il suo perdono e la sua grazia, grazia che non giunse mai.
Molte storie, dunque, si intrecciano intorno a questa figura e non è dato sapere quale sia la verità a riguardo.
Per quel che mi riguarda, a me piace ricordarla con i versi di Dante (Purgatorio V, 130-136).
“Deh, quando tu sarai tornato al mondo,
e riposato de la lunga via”
seguitò ‘l terzo spirito al secondo
“Ricorditi di me che son la Pia,
Siena mi fé, disfecemi Maremma:
salsi colui che ‘nnanellata pria
disposando m’avea con la sua gemma”
Per concludere vi racconto una leggenda (ma forse non è tutta questa storia nient’altro che una triste leggenda?)…
Nell’alta Maremma, non lontano da Grosseto, vi sono ancora oggi i ruderi di Castel di Pietra, il sinistro maniero che, si racconta, abbia visto la fine della povera Pia. Ebbene, nelle fredde grigie notti d’inverno, quando il vento si insinua tra le mura rimaste in piedi, ulula, stride, scuote e batte forte contro i tronchi degli alberi, si dice che una figura esile e diafana compaia sugli spalti più alti. Allora il vento si placa e il silenzio si fa agghiacciante. La figura fa il gesto di lanciare qualcosa giù dalle mura, si ode un tintinnio metallico, come di un anello lasciato cadere nel fossato e subito un urlo terribile, straziante, un urlo di dolore, di rabbia, di sofferenza. Poi il vento riprende a soffiare e tutto si perde nei rumori della tempesta.
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Beh, vi ringrazio per la cortese attenzione e spero sinceramente di non avervi annoiati (...non troppo almeno!

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