Era ancora notte e le luci dei grattacieli del I° livello illuminavano come se fosse quasi l'alba quello scorcio di città, al punto che non si vedevano molte stelle nel cielo, se non quelle più grandi e luminose.
"Eh, io vivo nei livelli sottostanti, signora..." disse il ragazzo a Regna "... sono povero e ho cercato diversi lavori, ma senza troppa fortuna..." cercando di intenerirla con i suoi modi da bravo ragazzo, gentile, sensibile ed inviso al Fato.
Intanto Gwen si era decisa, quasi costretta, a seguire l'androide.
Attraversarono il corridoio di quella che sembrava una casa ottocentesca, in stile asburgico, con quadri di varia grandezza alle pareti, grosse lampade vecchio stile e oggetti strani, come venuti da un'altra epoca.
Arrivarono davanti ad una porta chiusa.
Justine bussò e poi aprì.
Entrarono così in una specie di laboratorio, un misto tra lo studio di un artista ed un'officina.
Qui un uomo dall'aspetto affascinante lavorava al bassorilevo di una donna che si animò, guardando Gwen e Justine.
"La nostra ospite vedo si è svegliata." L'uomo guardando Gwen.