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Vecchio 21-05-2021, 23.10.03   #10832
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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IL TECNOMANTE

"Disse: «Cosa mai ti impedisce di prosternarti, nonostante il Mio ordine?».
Rispose: «Sono migliore di lui, mi hai creato dal fuoco, mentre creasti lui dalla creta»."

(Corano, settima Sura)






Il cielo sopra Afragolopolis era di un colore indefinito, quasi psichedelico, come quello del monitor di una TV che sintonizza male le varie frequenze.
Una Babele quindi di vapori cromatici, nella folle corsa delle infinite insegne al plasma che si accalcavano fra le mille voci, suoni e luci che echeggiavano in modo ritmico sopra i grattacieli che parevano sorgere dal nulla.
Sterminati monoliti di cemento, ferro e plastica, simili a pilastri che sorreggevano un cielo ormai inquinato ed assuefatto.
Le guglie delle chiese, i loro campanili di un'architettura slanciata e geometrica, rompevano quello scenario visionario, mentre i loro Crocifissi risplendevano nel freddo e opaco bagliore dei led ansiomatici.
In mezzo a questa imponente gabbia di caos policromo e cacofonico, i quartieri del sesto livello, quelli fatti di abitazioni monouso e precostruite, destinate perlopiù a famiglie di operai e manovali atei, si ammassavano senza soluzione di continuità, quasi abbandonati a loro stessi con le loro stradine di asfalto inumidite e alla mercé di cani e gatti randagi, oltre ai grossi ratti che trotterellavano fra gli ammassi di immondizia sintetica.
Il sesto livello, come il numero 6, ricorda il demonio, si sentiva spesso in quei quartieri.
Ma tanto gli operai non credono al diavolo.
Non credono a nulla, perciò possono vivere lì, affermavano molti.
Neanche i borghesi credevano in nulla forse, ma loro abitavano nelle belle abitazioni e nei raffinati appartamenti del secondo livello.
Il numero 2 è quello del tradimento, recitavano alcuni testi numerici e persino qualche estratto dalla Cabala, ma tanto i borghesi si godono la vita e non si lasciano imprigionare dai valori e dai principi, per qualcuno ormai vecchi residui di un mondo impari e bigotto, come invece sono costretti a fare gli aristocratici.
Loro sono gli unici, insieme al Clero, ad abitare nel lusso e nello sfarzo del primo livello.
Ma sono vincolati da usi e tradizioni secolari, spesso così in contrasto con questi tempi di luci e suoni senza forma.
“Questa città, di cui mi parla, mi pare sia stanca...” disse l'uomo davanti ai vetri di quell'appartamento all'ultimo piano del Gran Hotel Arciduca di Capomazda “... mi inganno forse?” Aggiunse col suo pallido accento straniero, appena percepibile, eppure caratteristico.
“Non saprei, milord...” bevendo il dottor Hannax “... Afragolopolis è una città sterminata e come tale ricca di contraddizioni... lei è giunto qui solo stamani, avrà però modo ed occasione di scoprirla, milord.”
“Crede potrò mai abituarmi a questa città, dottor Hannax?”
“Un uomo dal suo fascino e col suo spirito troverà ad Afragolopolis magari una musa ispiratrice del tutto inaspettata, milord.”
“Lasci, dottore, che le parli del mio paese natio...” mormorò l'uomo alto, voltato di spalle e dai lunghi capelli neri simili a come Hilton li descriveva per Lucifero nel suo Paradiso Perduto “... a meno che non corra il rischio di annoiarsi. Detesto suscitare indolenza negli altri.”
“Lei, milord, è un uomo dal fascino misterioso e dalle conoscenze arcane” ridendo Hannax “e quindi ascoltarla è per me un piacere non comune, oltre che un sincero privilegio.”
“Provengo da un piccolo borgo nei monti Carpazi, caro dottore...” fece l'uomo alla finestra, senza voltarsi “... un borgo dal nome impronunciabile per voi uomini occidentali, dove le leggende e le tradizioni divengono col tempo oggetto di Fede. E spesso, proprio la Fede, è la sola ricchezza che a molti resta in quei luoghi selvaggi. Ogni castello nei Carpazi ha il suo spettro ed ogni piccola casa rurale può vantare uno spirito protettore. In ogni torrione, così come in ogni umile casolare si odono voci e lamenti. Per taluni è il sibilo del vento, per altri è l'incedere del Tempo sulle vecchie murature di un mondo decadente. Per altri ancora invece è ciò che resta, ciò che ancora grida di un passato lontano e maledetto. Spesso inchiodare una statua del Cristo ad una Croce benedetta è il solo modo per pensare di difendersi dall'ignoto. Anche nel vecchio maniero in cui sono nato e cresciuto accadeva tutto ciò, caro dottore.”
“Che luoghi affascinanti.” Annuì Hannax. “Ma continui, la prego, milord.”
“I Carpazi...” riprese l'uomo dai lunghi capelli scuri “... per attraversarli basta seguire uno dei tanti ruscelli che si gettano nel Danubio... nei crepuscoli avanzati, che accolgono gli ultimi raggi del giorno morente, svettano le cime più alte ed aspre, scendendo fino alle pendici che si perdono in valli e gole sconosciute... i nostri Carpazi non assomigliano a nessun'altra catena di monti presente a questo mondo. Le vette tempestose coperte di nevi immutabili arrivano a perdersi nelle nubi, a sfidare quasi i Cieli, come già fecero gli angeli ribelli, mentre le loro sterminate ed inviolabili foreste si riflettono nelle acque lisce e fredde dei nostri laghi e dei nostri fiumi. Acque mai solcate da barche e mai violate da remo di uomo. In quelle aspre lande solo di tanto in tanto echeggia una voce umana... forse quella di un pastore o di uno dei tanti briganti moldavi... voci a cui solo i versi di feroci animali osano rispondere. Si potrebbe vagare per miglia e miglia, fra infiniti pericoli, nelle cupe e sinistre volte di boschi senza nome, senza incontrare nulla che sia stato eretto dagli sforzi di un uomo. Oltre quelle montagne invalicabili e quelle foreste primitive, appaiono infine le gibbose steppe e le indomite praterie, dimore di temibili predatori e di spiriti maledetti. Lì lo sguardo si perde lontano e una vaga nostalgia, mentre si percorrono ancora e ancora i medesimi pendii, gli stessi sentieri, come se il paesaggio fosse incantato e reso maledetto per perdersi. Solo infatti chi conosce il cuore di quei luoghi può attraversarli senza essere inghiottito dall'oblio dei monti Carpazi.”
“Vedrà, milord...” guardandolo Hannax “... per un uomo dall'animo mistico come lei, Afragolopolis rappresenterà un affascinante soggiorno.”
“Speriamo, dottor Hannax.” Con tono cupo l'uomo dai lunghi capelli neri e quell'accento così caratteristico e sensuale.





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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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