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Vecchio 16-03-2021, 00.48.00   #8951
Destresya
Cittadino di Camelot
 
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Registrazione: 05-06-2018
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Destresya è sulla buona strada
Ci sono stati momenti, nel corso della mia vita, in cui ho desiderato andare via.
Da adolescente sognavo la grande città, questo paesino mi stava stretto, non sopportavo l'eredità della mia famiglia, che non si era mai spostata da questa terra perché la considerava quesi come una missione, preservare la continuità di questo posto.
Un sacco di fesserie, almeno, così ho sempre creduto.
Vivevamo qui da quanto, tre, quattro secoli? Impossibile fare il conto e disintrecciare il destino della mia famiglia con quello delle altre famiglie che restavano incantate e incatenate a questo posto.
Sì, perchè queste montagne ti entrano dentro, diventano parte di te, senza che tu te ne accorga, e non riesci più ad andare via.
Ed è quello che è successo anche a me.
Non so dire bene quando abbia cambiato idea, quando la voglia di scappare si sia mutata in un desiderio incontrollabile di restare.
Non solo di restare, di proteggere questa terra, di combattere tutti coloro che la infangavano con le loro azioni.
Beh certo non è che vedessimo grandi crimini da queste parti.
Qualche furtarello, qualche marito troppo violento, bambini teppistelli che avevano bisogno di una lavata di capo.
Niente a che vedere con i crimini che avevo studiato all'accademia di Afragolopolis.
Eppure, avevo lottato tanto per tornare, per prendermi il posto da sceriffo rimasto vacante qualche anno fa, quando lo storico occupante era andato in pensione.
Per i cittadini era stato uno shock, passare da un vecchio brontolone a una ragazza, ci ho messo del tempo per far capire a tutti, onesti e criminali, che non si scherzava affatto.
Nei primi tempi i piccoli crimini si sono moltiplicati, ma poi piano piano la gente ha capito di potersi fidare e oggi, per fortuna, le cose sono tornate alla normalità.
Sì, quella normalità che tanto mi opprimeva da ragazzina e che ora invece mi sembra la cosa più importante del mondo.
Arrivai nel mio ufficio di buon mattino, dopo essere passata, come sempre, da Betty, il bar sulla via principale, a prendere una buona tazza di caffè.
Entrai e salutai gli altri sottoposti con un cenno del capo, un sorriso e un laconico: "Buongiorno".
Lo sapevano che, salvo emergenze, era meglio aspettare un po' prima di parlarmi la mattina.

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Lei si innamorò, sopra ad un cespuglio di rose, e poi rispose... Sì!
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