Il Daily Afra Planet, o meglio, la sua redazione, aveva messo subito le cose in chiaro.
O trovavamo uno scoop di quelli succosi e che ci avrebbero garantito un bel po' di fortuna, o la situazione rischiava davvero di mettersi male.
La mia situazione, per lo meno.
Dovevo ammetterlo, nel momento in cui avevo deciso di diventare una giornalista, non pensavo sarebbe stata così dura.
Non che fossi una che molla a, ben inteso, ma mi sentivo come un uccellino che rimanesse nel nido a becco aperto in attesa di qualcosa da mangiare e detestavo vivere e lavorare così.
Detestavo essere alla mercé degli eventi, anche se, tecnicamente, era ciò che il mestiere comportava e non si abbinava affatto al mio carattere impaziente.
Ero giunta nella cittadina da poco, alloggiando in un albergo non molto grande nei dintorni del Monte Taburn e non avevo ancora sentito quella scintilla, quel qualcosa che mi avrebbe garantito la fortuna che cercavo.
Dovevo essere paziente, benché la pazienza non fosse il mio forte, o almeno sforzarmi di esserlo.
Arrivai nella cittadina in mattinata, con l'intento di trovare innanzitutto un posto in cui alloggiare, preferendo preoccuparmi di una cosa per volta.
Avevo dovuto ripiegare sul treno, non essendo possibile portare i bagagli sulla mia moto e camminare adesso a piedi, dopo aver lasciato la stazione, era davvero un dramma che mi faceva sentire rallentata ed immobile.
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