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Vecchio 22-10-2020, 01.29.00   #6184
Destresya
Cittadino di Camelot
 
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Registrazione: 05-06-2018
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Destresya è sulla buona strada
Quello sguardo nel mio, così azzurro e chiaro, così innocente, che si faceva sempre più grande sempre più vicino, sempre più immobile.
Sentivo le sue mani su di me, la sua stretta delicata e insieme dolce, farsi dapprima sempre più stretta, quasi una morsa intorno al mio braccio, poi di colpo afflosciarsi in un colpo secco, come una carezza che diventava sempre più fredda.
Il suo corpo mi crollava tra le braccia, inerme, senza vita, povero uccellino indifeso.


Come quello che stava lì, appollaiato su un ramo, davanti ai miei occhi.
Oh, ma quello era un uccellino vero, e dopo un battito d’ali, era volato via, ecco che cosa mi aveva distratto. Accidenti, ci voleva proprio poco!
Ancora non mi ero abituata del tutto a questa nuova casa, con tutto il suo bel giardino e persino un recinto con gli animali.
Sì, davano un tocco di ruralità che non guastava mai, e i miei pazienti si sentivano accolti e a loro agio in quest’ambiente così accogliente, in cui si potevano subito mettere a nudo.
Certo, non era facilissima da raggiungere ma la mia fama di psicologa era leggendaria, almeno così mi avevano detto, e questo spingeva molti a fare un giretto un po’ più lungo dalle solite vie caotiche del centro.
Poi cosa c’era di meglio di una bella passeggiata in giardino per dare un che di olistico alle nostre sedute, dato che adesso termini del genere andavano tanto di moda.
Non che a me importasse granchè del denaro, o dei miei pazienti.
Non di tutti almeno, la maggior parte di loro aveva problemi così incredibilmente noiosi da farmi venire voglia di ucciderli.
Oh… che tentazione.

Era caldo, fatto di vita ancora pulsante, scivolava sulla mia pelle, lentamente, inesorabilmente, il mio corpo nudo diveniva rosso a poco a poco che il tempo passava, dapprima piano, poi in modo sempre più incalzante, sempre più vorticosamente, mentre una sinfonia suonava in sottofondo.
Potevo sentire un fremito lungo la schiena, un piacere perverso e solo mio, nascosto al resto del mondo, in quella camera fatta di pura oscurità. Mi gustavo ogni istante di quella doccia sadica, finchè il sangue non riempiva la vasca sotto di me e io mi ci stendevo completamente, chiudendo gli occhi e restando così per un tempo che sembrava infinito.


Mi ero distratta di nuovo, decisamente la mia paziente di oggi era una di quelle noiose!
Oh non prendertela, mia cara, è molto raro che qualcuno non sia noioso ai miei occhi, lo sai?
Mi fermai per un momento a osservarla, cercando di reprimere i pensieri più ovvi, ovvero su come avrei potuto torturarla. E quanto mi sarebbe piaciuto.
Ma ormai erano più di vent’anni che non trattenevo più certi pensieri.
Né i pensieri né le azioni.
Oh certo, tornare a New Casell era stato un azzardo, ma dopotutto nessuno conosceva la dottoressa Ester Dasy. Anche se pareva che avesse avuto in cura la terribile serial killer Destresya, anni fa, arrestata e fuggita.
È vero, sarei potuta non tornare mai e continuare a girovagare per il mondo, ma mi annoiavo. E poi qui ho lasciato qualcosa che loro non hanno mai trovato, e che non troveranno mai.
Presi un profondo respiro e cercai di concentrarmi sui problemi esistenziali della mia paziente del momento.
Mi resi conto di essermi persa qualche passaggio dei suoi inutili piagnistei, così decisi di sfoderare la mia mossa vincente.
La guardai intensamente con un sorriso conciliante e annuii comprensiva.
“E dimmi, mia cara, questo come ti fa sentire? Proviamo a capire cosa c’è dietro tutto questo… sai che devi dirmi tutto!”.
Oddio, tutto magari no, ma l’ora stava quasi per scoccare, e potevo anche permettermelo.
Poi mi sarei versata come minimo un bicchiere di Chianti.

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Lei si innamorò, sopra ad un cespuglio di rose, e poi rispose... Sì!
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