Finalmente, mi concesse il suo sguardo.
Non che gli avessi lasciato tanta scelta, si intende.
Osservava tutto il mio viso, notavo un impeto di rabbia mista ad eccitazione nei suoi occhi neri che mi avevano rapita fin dal primo istante in cui lo avevo visto.
Era come se stesse combattendo una guerra con se stesso.
Accennai un sorriso alle sue parole.
"Immagino non vi insegnino a mentire bene, nell'esercito..." commentai, sarcastica, continuando ad osservarlo.
Il suo tono era più pacato, meno cupo e freddo.
Ero sulla strada giusta.
"Non dovete combattere una guerra contro voi stesso, capitano Bell..." la mia voce si fece più morbida, come puro miele, come le mie dita sul suo mento, ad ammorbidire appena la presa.
"Ogni fibra del nostro essere ci si ribella contro, se continuiamo a mentire a noi stessi... A che scopo, poi?" chiesi retoricamente, inarcando elegantemente un sopracciglio.
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