Fu un lungo volo, mio padre leggeva il suo quotidiano di fiducia da anni mentre osservavo fuori dal finestrino dell' aereo le nuvole che si gonfiavano.
Gli scrissi sul tablet di leggermi le ultime notizie, ebbe una titubanza ma lesse il primo articolo ovvero delle ragazze scomparse, si diceva fossero bellissime.
Sgranai gli occhi e scrissi sul tablet "
Ancora? Inizio ad avere paura, forse non avrei dovuto accettare l' eredità di nonno Mandus ad Afragola City ma tanto chi vorrebbe una ragazza muta come me".
Mio padre ripiegò il giornale senza rispondere.
Era successo solo un anno fa quell' incidente fatale dove la mia sorella gemella era morta. Cosa legava questo fatto alla mia situazione? Ero io alla guida, ero sobria ma in quel party dove io e lei eravamo famose come le "gemelle modelle" qualcuno aveva pensato bene di versare qualcosa nella mia bevanda. Tutto si era appannato, era il solo ricordo che avevo. La strada si accorciava per poi allargarsi, poi diventata sfocata finchè il buio completo. Quando mi svegliai in quel tetro ospedale il dottore in modo brusco mi disse che mia sorella era morta e che nelle mie analisi vi erano state trovate tracce di anfetamine, dissi a malapena che non avevo assunto droghe, ne ero sicura e apparvero un poliziotto e un comandante della polizia. Furono bravi e mi avevano creduto e grazie al mio aiuto e testimonianza riuscirono a scoprire quel traffico di droghe che circolava nel mondo che frequentavo e fui trascinata a mia insaputa. Ma la ferita dentro non si riemarginava, me lo dicevano tutti non era colpa mia ma mia sorella era morta. E tale fu lo stato depressivo e lo choc di quel periodo che parlavo per mezzo di un tablet. Mio nonno Mandus morì, ormai anziano, e mi elesse unica erede ad Afragola City, possedeva un antico palazzo e sontuoso, avevamo sangue nobile ma la sua volontà più grande era farmi guarire dal suo medico di fiducia, luminare dell' Afragola City Hospital.
Stavo seduta nel tavolino della sontuosa dimora, tutto era avvolto dall' antico e dai miti che avevano rese famose quelle Terre molti anni prima. Tutti i servitori si prodigavano a servire Mademoiselle De Bastian, come mi chiamavano. Io li guardavo nei loro sorrisi di convenienza, sperando io potessi parlare da un momento ad un altro.
Presi l' acqua calda dal Samoivar in argento, la versai nella pregiata tazza francese di epoca settecentesca, ogni piccolo dettaglio era curato, le foglie di tè nero di Ceylon alla rosa maceravano dando aroma e profumo alla stanza e presi il giornale per leggere, mentre finalmente potevo gustare la colazione in pace.