Discussione: Arte il dolce stil novo...
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Vecchio 15-04-2010, 22.29.11   #1
lady rainbow
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il dolce stil novo...

Senza dubbio l'amore ai tempi del Medioevo si esprime nella sua fase più florida con la tendenza poetica del "Dolce Stil Novo",sviluppatasi a Firenze intorno alla fine del1200. I maggiori esponenti (tra tutti Dante e Guinizelli) utilizzano uno stile limpido e lineare, definito,appunto, "dolce". La tematica riprende quella visione cara al feudalesimo dell'omaggio del cavaliere alla dama, amplificandola ed esaltandola non solo nelle sue qualità femminili ma soprattutto come Donna-Angelo;ella diviene mediatrice tra l'uomo e Dio. Oltre alla funzione angelica della dama altro tema ricorrente è quello degli "spiriti eletti",cerchia ristretta di menti eccelse e qualitativamente superiori alla massa che fanno parte della nuova classe dirigente comunale,dotata di "altezza d'ingegno". L'espressione è stata coniata da Dante nel XXIV canto del Purgatorio:

"Ma dì s'i' veggio qui colui che fore
trasse le nove rime, cominciando
"Donne ch'avete intelletto d'amore'».
E io a lui: «I' mi son un che, quando
Amor mi spira, noto, e a quel modo
ch'e' ditta dentro vo significando».
«O frate, issa vegg'io», diss'elli, «il nodo
che 'l Notaro e Guittone e me ritenne
di qua dal dolce stil novo ch'i' odo.
(PURG.XXIV vv 49-57)
In questo canto Bonagiunta Degli Orbicciani chiede al Sommo Poeta se è lui che "trasse le rime nove",ossia innovò il modo di poetare della scuola siciliana,quella rappresentata da Guittone D'Arezzo e dallo stesso Bonagiunta che si caratterizzava dall'eccessivo formalismo stilistico.

Manifesto di tale corrente letterario-poetica è la canzone di Guinizelli "Al cor gentil rempaira sempre amore"; l'ideale è quello della donna sublime riverita da un uomo di nobile animo:

"Donna, Deo mi dirà: «Che presomisti?»,
siando l’alma mia a lui davanti.
«Lo ciel passasti e ’nfin a Me venisti
e desti in vano amor Me per semblanti:
ch’a Me conven le laude
e a la reina del regname degno,
per cui cessa onne fraude»
Dir Li porò: «Tenne d’angel sembianza
che fosse del Tuo regno;
non me fu fallo, s’in lei posi amanza».

L'esempio del Guinizelli è ripreso da Dante nella "Vita Nova" nella poesia "Tanto gentile e tanto onesta pare"(per amore della donna del poeta, Beatrice):
"Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand'ella altrui saluta,
ch'ogne lingua deven tremando muta,
e gli occhi no l'ardiscon di guardare.

Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d'umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare."


FONTE: IT.WIKIPEDIA.ORG/WIKI/DOLCE_STIL_NOVO
SPAZIOINWIND.LIBERO.IT/LETTERATURAIT/ANTOLOGIA/STILNOVO.HTM

Il raffronto tra tali testi esprime;a mio avviso, da un lato la pienezza dell'esperienza amorosa e dall' altro l'angoscia e quasi la paura di arrivare all'ideale dell'amata,alla sua perfezione. La dama diviene un'elevazione,un percorso di conoscenza...

Questo mi da da pensare...sarò nata nell'epoca sbagliata?probabilmente si

NB.Spero di aver trattato in maniera esaustiva per grandi linee un periodo letterario che mi affascina..qualsiasi aggiunta o commento sarà il benvenuto...
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lady rainbow

Ultima modifica di lady rainbow : 16-04-2010 alle ore 17.22.07.
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