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Vecchio 02-03-2020, 16.13.31   #2040
Lady Gwen
Cittadino di Camelot
 
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Lady Gwen ha un'aura spettacolareLady Gwen ha un'aura spettacolare
Quella mattina mi mossi per casa con indolenza, fastidio quasi, certame noia.
Odiavo quando lo zio mi obbligava a passare la giornata al penitenziario, era una tortura, specialmente oggi, che sapevo mi sarebbe toccato il servizio alla mensa.
Diceva che proprio noi, dall'alto della nostra posizione, dovevamo dare l'esempio, per non parlare di me, unica sua nipote, nonchè allevata come una figlia, e di questo certamente gli ero grata, dovevo mostrarmi gentile, generosa e caritatevole.
Certo...
Tanto poi ci stavo io lì in mezzo, non certo lui...
Era un susseguirsi di corridoi grigi, bui, squallidi, tutti uguali.
Mi fosse mai venuto in mente di commettere un crimine, di sicuro vedendo quel posto mi sarebbe passata la voglia, per paura di finirci dentro.
Non sapevo davvero come la gente rinchiusa lì avesse avuto il barbaro coraggio di delinquere e venire sbattuta a forza dentro una gabbia di cemento, filo spinato e crudeltà, sacrificando tutta la vita che potevano avere qui fuori.
Rimasi a ciondolare in casa fino alla tarda mattinata, poi poco prima dell'ora di pranzo mi preparai e mi feci accompagnare da Gerard, il nostro autista.
Già da lontano era possibile scorgere quella fortezza di cruda disperazione e follia.
Fosse stato l'illustrazione di un romanzo gotico, avrebbe potuto diventare quasi interessante, ma quando le cose erano reali erano più terrificanti che altro.
L'Imperium Nolhiae era un vero e proprio coacervo di pazzia, degrado e promiscuità, come se tutto il fallimento dell'umanità fosse concentrato lì dentro, in quelle mura gotiche e maestose.
Ogni kilometro che mi avvicinava al penitenziario, serviva a fare stringere ancora di più quel modo duro e inestricabile che mi opprimeva lo stomaco.
Oh ma avrei detto basta, un giorno o l'altro.
"Tesoro, ti pare che ti ci porterei, se tu rischiassi?" era solito ripetermi, ma non era questo il problema.
Quel dannato luogo sembrava in grado di corrompere anche le menti più salde e non stentavo a capirne il motivo.
Alla fine, giunsi all'edificio.
Il grande cancello nero si aprì, facendo entrare la nostra auto e subito una delle guardie che spesso mi accoglieva, una delle più fidate dello zio, mi accompagnò fino alla mensa, dove avrei iniziato un altro estenuante pomeriggio.

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