Quello che più mi affascina ed ancora mi colpisce di questo grande pianeta sono i suoi crepuscoli.
Quel manto cangiante del quale si tinge il cielo del giorno morente, in cui sfilano, come eterei veli dagli infiniti e screziati aloni di un rosso mutevole, gli incantati e sognanti bagliori dell'ultima luce cedendo il passo alle gemme perlate delle prime stelle.
Le costellazioni nuove appaiono piano, disegnando i Destini di quell'umanità in fuga, sotto la muta ed argentea Luna che qui mostra un volto diverso da quello delle maree terrestri.
Galoppo ogni sera all'inseguimento dallo scintillio fatiscente del giorno ormai lontano, come se quell'ultimo sfavillio rossastro potesse davvero essere toccato.
Rincorrere il giorno dove incontra la notte, dove nascono le stelle di questi cieli sterminati è come inseguire i sogni più grandi e folli, come l'Amore.
Cosa può fare una donna.
Ero quasi stanco di cavalcare, di scrivere e di sognare.
Ma bastano i suoi occhi e le sua bocca, anche solo immaginati nel cuore della notte per partire alla ricerca dei tesori più irraggiungibili.
In questi crepuscoli forse sono i loro fiori a sedurmi.
Quelli notturni che sbocciano come fanno le stelle che spuntano nel firmamento, dai petali mutevoli e dal profumo simile ai miraggio dei deserti cosmici di Orione e Cassiopea, dove le Pleiadi attraversano la volta celeste come l'ultimo sogno perduto.
In queste moltitudini del Tempo e dello spazio, oltre la frontiera dimenticata, dove solo gli antichi spiriti del popolo nativo albergano, finiva il viaggio dei 4 uomini a cavallo, dove una vecchia cantina, sorta forse al tempo in cui i missionari giunsero qui per convertire i nativi, appariva l'ultimo presidio dimenticato, oltre il quale nessun uomo bianco ambiva ad avventurarsi.
I 4 entrarono nella cantina arrivando al bancone e lanciando un quarto di Taddeo al padrone della bettola.
“4 birre gelate.” Disse uno di quelli.
“E che siano alte e schiumose, buon diavolo.” Un altro di loro.
Il cantinero annuì e servì a quelli le birre.
“Passa molto gente da queste parti?” Chiese il primo che aveva parlato.
“Dipende, senor...”
“Da cosa?”
“Dal tempo.” Rispose il cantinero senza entusiasmo.
“Ti serve un incoraggiamento a parlare immagino...” l'uomo tirando fuori dalla tasca qualcosa di scintillante che subito attirò lo sguardo avido del cantinero.
Ma il suo entusiasmo si spense subito ed il suo sguardo si fece tetro nel vedere che l'oggetto tirato fuori dall'uomo era il distintivo dei Rangers Galattici.
“Por todos los diablos...” mormorò l'uomo.
“Già.” Annuì il ranger. “Ti rifaccio la domanda?”
“Che pasa, senor?”
“Tu pensa a rispondere a ciò che ti chiedo.” Fissandolo il ranger. “Cerchiamo un uomo.”
“Un hombre, senor?”
“Già...” bevendo il ranger “... di quelli particolari... furbo come il demonio, veloce come un serpente e pericoloso come un coyote... uno di quelli, insomma, che hanno l'innata capacità di attirare i guai come il miele fa con le mosche...”
“Passano qui molti hombres, senor...” sudando il cantinero “... non posso ricordare tutti...”
“Quindi il nostro uomo non ti dice nulla?” Il secondo ranger.
“Exacto, senor!”
“Eppure non passa inosservato...” il primo ranger “... è di quelli che affascinano le donne e allo stesso tempo suscitano l'odio negli uomini... bruno, occhi azzurri, veloce nello sparare... ha rubato alcuni pezzi di ricambio ad una stazione di transito...”
“Un hombre dagli occhi azzurri, senor?” Stupito il cantinero. “Ma allora l'ho veduto! L'ho veduto qualche giorno fa! Muy bien, l'ho veduto davvero!”
“Dov'era diretto?”
“Ah, questo è un mistero, senor...”
“C'è una taglia per chi lo consegna” fece il ranger “ed un cappio pronto a stringersi attorno a chi lo aiuterà a fuggire.”
“Ha un nome questo diablo, senor?”
“Si... ma è come un fantasma... tutti lo inseguono ma nessuno lo trova mai...” finendo la birra il ranger. “Tra tre giorni partirà un treno diretto a Texnolas... alla prigione federale... il nostro compito è metterlo sul treno ed assicurarci che arrivi a destinazione. Sul vagone ci finirà pure qualche nativo che si diverte con scorribande volte ad alleggerire turbodiligenze dei loro bagagli e malloppi.”
“Il nome di quel tipo... quell'hombre dagli occhi azzurri, senor?” Domandò il cantinero.
In quel momento vibrò la ricetrasmittente del ranger.
Subito lui rispose, per poi staccare e fare cenno ai suoi di andare.
Aveva molta fretta.
“Pare abbiano appena catturato un tipo che sembra in tutto e per tutto il nostro uomo!” Lui agli altri. “Andiamo forza!”
“Senor...” il cantinero “... il nome? Il nome di quell'hombre dagli occhi azzurri!”
Ma i 4 rangers cavalcarono via, nel crepuscolo di quel grande pianeta.