Iniziai a controllare ogni dettaglio prima di andarmene, se gli allarmi erano ben collegati, i gradi di umidità e la temperature nelle teche che contenevano i preziosi manoscritti miniati, e percorrendo il grande corridoio della Galleria Nazionale Afragolignonese mi diressi verso il mio ufficio personale.
Adoravo il mio lavoro, avevo dovuto lottare molto per essere in uno dei più
famosi musei al mondo come storica d' arte e me lo sarei tenuta ben stretta.
Chiusi nervosamente la finestra...quante volte avevo raccomandato alla mia segretaria di chiuderla, il tempo era cambiato e io odiavo il freddo.
Ma a rendermi nervosa era ben altro, ovvero la lettera che mi era stata affidata giorni fa da parte della mia defunta zia la quale mi nomiva, quale duchessa Altea de Bastian e una delle nipoti predilette e più affezionate, proprietaria del suo castello nella Bassa Caivania alla sua morte, che avvenne proprio due settimane fa.
Su quel castello si era detto molto e forse troppo, qualcuno della famiglia diceva vi era qualche mistero, altri che regnava una maledizione, altri era dannato; in poche parole non sarebbe stato preso in eredità da nessuno e questo mia zia lo sapeva.
Presi il portatile e lo accesi, entrai nella mail privata e scrissi all' avvocato:
"Gentile avvocato,
ho deciso dopo molte lotte interiori di accettare l' eredità di mia zia.
Ho preso alcuni giorni liberi per poter vedere le sue condizioni, se necessità di manutenzione, le chiederei di assumere nuova servitù...sapete che sono affezionata al mio maggiordomo e verrà con me. E poi assumete della security, visto ciò che si dice del castello
la prudenza non è mai troppa, inoltre sono una donna sola e per il valore del maniero e dell' interno non mi sentirei protetta. Vi ringrazio, tra poco esco e mi dirigo al castello, voi potete raggiungermi e contattatemi al cellulare se vi sono problemi...la firma deve essere redatta proprio lì, volontà di mia zia e io mi premurrò di soggiornare subito laggiù".
Spensi il portatile, una telefonata a Bafon dicendogli di raggiungermi al maniero con le mie cameriere personali e non mi interessava di licenziare quelle di mia zia, ora ero io la padrona.
Uscii dal mio ufficio personale, chiusi la porta a chiave e ripercorsi il largo corridoio dove si sentiva il tichettio delle scarpe a spillo.
Salii sulla Ferrari nera e iniziai a sfrecciare verso il castello di mia zia, la duchessa Cornelia Arzebierg de Bastian.