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Vecchio 19-03-2019, 18.34.20   #2000
Destresya
Cittadino di Camelot
 
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Registrazione: 05-06-2018
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Destresya è sulla buona strada
C'è stato un tempo, in cui non ero che una ragazza, un fiore cresciuto in un giardino delicato, che sbirciava dietro il cancello immaginando sogni e mondi, sognando storie e giochi.
Ma quei sogni e quei giochi sparirono in una notte d'autunno, quella gaiezza e quel candore si consumarono per volontà di altri.
Venduta, impacchettata e confezionata in bianco e oro abbandonai la mia casa per quella in cui, dicevano, sarei stata la padrona, in quella dove tutto sarebbe stato scintillante, dicevano che era per il mio bene, che non c'era cosa migliore che sposare quel vecchio, ma la verità era che lo facevano per loro, lo facevano per quel blasone nobiliare, per le sue ricchezze, per le sue fortune.
Ma non avevano fatto i conti con una cosa: me.
Quel fiore del giardino cresceva e metteva sempre più spine, diventava velenoso e una notte d'inverno, dopo poche lune dalle nozze, mutò i suoi candidi petali in un nero plumbeo come la notte.
Allora neri furono tutti i miei abiti, ma sontuosi e bellissimi, sfarzosi e totalmente irrispettosi di quel lutto che mi rallegrava più di una festa.
Ma la mia vendetta non era ancora compiuta.
Ora ero davvero la padrona del castello, ora ero davvero padrona della mia vita, e per tutti quelli che mi avevano spinto, calpestato, che avevano pensato di decidere per me, che mi avevano usato, non sarebbe rimasto niente, se non erbacce senza frutto.
I petali neri caddero uno per uno e il fiore rinacque sgargiante, eccessivo, bellissimo e forte, munito di spine e veleno, di una carica esplosiva di colori e profumi, e di un gambo che cresceva sempre più, tanto che ora non doveva più immaginare quello che c'era al di là del cancello, perchè lo vedeva bene.
Lo vedeva tutto.
Il mondo era suo.
Il mondo era mio.
Non avendo alcuna intenzione di aiutare la mia famiglia, ora in disgrazia perchè tutto dipendeva dalla mia fortuna, né di ripopolare questo pianeta con dei marmocchi, ma bensì decisa a godere ogni momento, ogni esperienza, ogni avventura, ogni piacere, ogni eccesso, ogni brivido, partii visitando il mondo, scoprendo isole sconosciute, mari burrascose, montagne incontaminate, città piccole, grandi, borghi incantati e pianure sterminate.
Finchè un giorno, di ritorno da un lungo viaggio in India, non approdai a Baias per sistemare alcune cose in una delle ville che ora mi appartenevano, così come quel titolo di contessa che tanto desideravano i miei familiari.
La nave si avvicinava alla riva.
Eccola lì, la bellissima Baias, sempre più vicina.
Anche se avevo girato il mondo la sua bellezza mi colpiva ugualmente.

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Lei si innamorò, sopra ad un cespuglio di rose, e poi rispose... Sì!
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