Discussione: Tentativo d'inizio...
Visualizza messaggio singolo
Vecchio 24-01-2010, 17.34.16   #4
Urian
Viandante
 
L'avatar di Urian
Registrazione: 19-01-2010
Residenza: Saluzzo(CN)
Messaggi: 17
Urian è sulla buona strada
Capitolo 4: Viclamin

La giornata era grigia, gelida.
Il generale aveva fatto montare da alcuni dei suoi uomini una moltitudine di tende lungo la costa. Altri trovarono riparo dietro le rocce, proteggendosi sotto rozzi ripari improvvisati.
Lungo l'area c'erano molti falò, alcuni soldati intenti ad indurire le punte delle lance. Da un'altra parte, un paio di minuti picchieri si affrontavano, saltando di qua e di la, lanciando grugniti ogni volta che incassavano un colpo.
L'accampamento pareva senza fine.
Più che uno solo, parevano molti, tutti sparpagliati per la costa. Solo piccoli gruppi di esploratori di pattuglia passeggiavano par il campo.
La tenda di Viclamin era il triplo delle altre tende ed era fatta di pelli d'orso bianco cucite assieme con il tetto a cuspide, ornato da un paio di corna ramificate.
Lord Urthadar Walfalcon, l'ufficiale dell'esercito, stava camminando con passo deciso.
Entrò nella tenda del suo comandante.
Faceva caldo, là dentro, e l'aria, satura di fumo, lo infastidiva. Dai bracieri pieni di carboni ardenti collocati ai quattro angoli veniva emanato un debole chiarore rossastro, l'unica fonte di luce.
Chinò il capo innanzi al generale.
“Mio signore. Avete domandato di me?”
“Si, Urthadar.” la voce dell'elfo pareva un leggero sussurro.
Alto e snello, Viclamin sarebbe potuto essere perfino attraente se solo avesse avuto le orecchie.
“Ho chiesto di te.” proseguì.
Lo sguardo dell''ufficiale pareva stanco, il lungo viaggio lo aveva stremato.
“Voglio che conquistiate Hargendorf. Prendete le macchine d'assedio, i quattro reggimenti di cavalleria oscura e un manipolo di balestrieri. Dovrebbe essere sufficiente.”
“Senza dubbio, mio Signore. A quanto detto dai primi esploratori, la città non sembra molto protetta.”
“Ottimo. Radete al suolo ogni bettola che trovate.” l'ordine non poteva essere più chiaro.
“Come volete, mio Lord.” si congedò.
Radunato l'esercito, partirono, seppur fiacchi.
Faceva troppo freddo, eppure loro erano là fuori. Il vento li colpiva con aghi di gelo.
[...]
Galopparono veloci sparpagliandosi nella foresta: ora erano al sicuro. Solamente alcuni balestrieri si stanziarono sugli alberi vicino al guado del fiume.
Attraversarono una piccola radura, poco dopo, avvistarono l'accampamento. I fuochi erano spenti.
Lord Urthadar scese da cavallo e, carico di rabbia, gettò violentemente l'elmo in mare.
“In culo gli imperiali!”
Raggiunse la buia tenda di Viclamin e vi entrò. Il generale stava dormendo, i bracieri erano spenti.
“Perdonatemi, mio Signore.” sussurrò.
Viclamin sussultò ed impugnò il pugnale. Grondava di sudore.
“Che c'è?! Siete già di ritorno?” la voce era tremolante.
“Chiedo venia, mio Lord.” cercò di mantenere il controllo.
“Parla! Cos'è successo?”
“Ci hanno respinti quei fottuti imperiali.” fece una pausa.
“Siamo giunti alla città nel bel mezzo di una celebrazione. La guardia era stata duplicata e c'erano alcuni ufficiali di Altdorf. Hanno incenerito le balestre e falciato metà della cavalleria. Siamo stati costretti a fuggire.” il suo tono era amaro.
“Dannati esseri!” imprecò da coricato, la voce gli era tornata rigida.
“Vi hanno seguiti?”
La sconfitta passò in secondo piano.
Non voleva essere scoperto.
Non voleva attirare lì l'esercito imperiale.
“Si, Lord. Li abbiamo visti fermarsi al limitare della foresta.”
“Maledizione! Con te farò i conti più tardi.” e s'avviò furiosamente al di fuori dalla tenda.
La pioggia cadeva lenta, solo la luna abbagliava timidamente il campo dietro nubi grigie e nere.
Il Lord svegliò le due guardie tranquillamente appollaiate lì davanti.
“Sveglia, sveglia! Voglio tutti gli ufficiali nella mia tenda. Subito!”
“Come desiderate, Signore.” risposero i due in coro, sbadigliando e mettendosi in cammino.
I bracieri vennero riaccesi, la stanza tornò a riscaldarsi e ad impregnarsi di fumo.
Uno a uno gli ufficiali entrarono, ancora mezzi addormentati.
“A cosa dobbiamo questo concilio notturno?” intervenne uno.
“Signori miei, è molto probabile che un esercito imperiale ci aspetti al di fuori della foresta, e che potrebbe farci visita da un momento all'altro.” disse calmo Viclamin.
“Per ora” proseguì “si sono accampati, ma potrebbero attaccare da un momento all'altro. Cosa proponete?”
“Non possiamo aspettarli qui. Avanzare ora che riposano è l'unica soluzione!” disse un'ufficiale.
“I cavalieri sono appena tornati, devono anch'essi riposare.” ribatté Urthadar.
“Potremmo aspettare Brelove. Dovrebbe raggiungerci con i suoi corsari per dopodomani, e poi attaccare al primo crepuscolo.”
Ci furono dei cenni di consenso.
“Così sia. Ora possiamo tornare a riposare. Raddoppiate la guardia! Anzi, triplicatela!” concluse il generale.
[...]
Il balestriere inciampò in una radice.
Subito si rimise in piedi e riprese freneticamente la corsa, la faccia impregnata di fango.
Incontrò due gruppetti di esploratori che allegramente stavano chiacchierando.
“Che fai?”
“Arrivano!”
“Chi?”
“Gli imperiali! Hanno guadato il fiume, stanno avanzando!”
Volarono al campo, e lo riferirono al generale.
La piccola città si svegliò bruscamente. Viclamin montò solennemente sul suo spaventoso destriero e si mise al comando di quella massa informe di guerrieri.
Avanzarono fino a una piccola radura. Tra gli alberi scorsero delle figure a cavallo, immobili.
“E questo sarebbe il grande esercito?” Viclamin si rivolse al suo primo ufficiale, ancora boccheggiante.
“Serrate le fila, vermi. Serrate le fila.” dispose le truppe ordinatamente.
Un improvviso grido venne lanciato dalla boscaglia alla loro sinistra, i soldati stravolti.


[continua...]
__________________
Un buon comandante non ha bisogno di rischiare: gli basta che sia il nemico a farlo.
Urian non è connesso   Rispondi citando