Altea continuava ad insaponare le spalle larghe del suo padrone, mentre nella stanza il senso di umidità era sempre più forte.
I suoi abiti ormai erano zuppi ed un po' di refrigerio la bella cameriera poteva sentirlo solo grazie ai piedi nudi sul pavimento di marmo.
“Un nome...” disse lui “... molti hanno provato a darmene uno... un poeta una volta scrisse che nessun uomo conosce davvero il proprio nome fino a quando non lo sente pronunciare da chi ama davvero o da chi invece teme... ossia solo un'amante e la morte conoscono il vero nome di un uomo...” con un vago sorriso “... il mio nome è come il mio volto, mia cara... sono entrambi sfuggenti e mutevoli... come il quello del Conte di Montecristo... o di Capitan Fracassa... dove maschere e volti si confondono come le stelle sconosciute che guidano i naufraghi nei mari perduti... come sanno ingannare come i canti delle sirene...” accorgendosi che lei si stava slacciando un po' la camicetta zuppa.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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