ARDEA DE' TADDEI
LXXVII
“Io sono follia. Ma non sono solo.
Tutti coloro che amano sono come me.”
(Anonimo)
Intanto, nelle segrete del palazzo, tre uomini attendevano un processo che sembrava già aver sentenziato la loro condanna.
“Siamo caduti in trappola come degli allocchi.” Disse uno di loro.
“Sta zitto” lo riprese l’altro “e facciamo vedere a queste donne come muore un uomo!”
Ma mentre uno si lamentava e l’altro era già rassegnato, il terzo sembrava non prestare attenzione alle loro parole.
Era accasciato accanto alle sbarre e sembrava studiarle con attenzione.
“Cosa fai li vicino?” Gli gridò uno dei due. “Speri di farle aprire a furia di guardarle?”
“Queste sbarre” prese a dire il terzo di loro, che altri non era che Biago “avrebbero bisogno di una sistemata, ogni tanto. La ruggine le sta consumando.”
“Già” sembra che le nostre dame non si curino molto di questo genere di lavoretti!” Rispose l’altro.
“E questo è il loro guaio.” Disse Biago.
Poi, tirò fuori da uno stivale una sorta di chiodo sottilissimo e cominciò a farlo girare nella serratura.
Alcuni istanti dopo uno scattò precedette l’apertura di quelle sbarre di ferro.
“Sei un demonio, mio buon amico!” Esclamò uno dei due prigionieri.
“Zitti e seguitemi!” Ordinò. “Cerchiamo un modo per uscire da qui.”
Così i tre cercarono di evadere da quelle segrete.
Percorsero un lungo ed umido corridoio, fino a giungere ad una sorta di cella scavata nella roccia.
“Sembra un vicolo cieco.” Disse uno dei due prigionieri. “Forse siamo in trappola!”
“Sono sicuro che qui vicino c’è la galleria nella quale scorre il corso d’acqua” disse Biago “e se riuscirendo a raggiungerla saremo salvi.”
Ad un tratto si udirono dei passi di soldati.
“Sono quelle maledette!” Disse uno dei due prigionieri. “Siamo perduti!”
I tre si fecero sotto l’umida parete di roccia, sperando che le soldatesse non scrutassero, al loro passaggio, quella buia cella di pietra.
I passi erano sempre più vicini e sembravano echeggiare nelle orecchie dei tre fuggiaschi in maniera sempre più opprimente.
Sentivano la paura prendere sempre più possesso di loro. Le mani tremavano ed il sudore rigava i loro volti.
Mentre quei passi erano sempre più vicini.
Ma all’improvviso udirono una voce provenire da una piccola crepa nella roccia.
“Ehi voi…” disse quella voce “…per di qua.”
Biago abbassò lo sguardo e vide un sasso ritirarsi dentro la parete.
“Presto, passate qui sotto!” Aggiunse quella voce.
In un momento i tre attraversarono quel passaggio e subito dopo la pietra ritornò al suo posto, rendendo praticamente invisibile quella via di fuga.
I tre si ritrovarono così in una lunga ed irregolare galleria, dove scorreva, arrivando alle loro ginocchia, un corso d’acqua.
“Attraverso questa galleria vi ritroverete fuori da Cardizia.” Disse colui che li aveva tratti in salvo.
“Ma tu sei l’uomo che gridava nell’anticamera!” Esclamò Biago.
“Si, sono io.” Rispose quell’uomo.”
“Maledetto!” Esclamò agitato Biago. “Per colpa dei tuoi schiamazzi ci hanno scoperto e catturati!”
“Vi conviene sbrigarvi.” Disse quell’uomo, che sembrava aver smarrito la sua agitata follia.
“Ha ragione.” Disse uno dei due prigionieri. “Scappiamo o ci troveranno.”
“Sai dove si trova il mio amico?” Chiese Biago a quell’uomo.
“E’ imprigionato, ma per ora non credo corra rischi.” Rispose questi.
“Come fai a saperlo?” Chiese Biago.
“Lo so.” Rispose quell’uomo. “Ora affrettatevi.”
“Non posso lasciare qui il mio amico!” Disse Biago.
“Lui non corre pericoli, per ora.” Disse quell’uomo. “Voi invece si. Andate!”
“Ma tu chi diavolo sei?” Chiese Biago. “Come fai a sapere tutte queste cose?”
“Sono solo un uomo, follemente innamorato di un’illusione.” Rispose enigmaticamente quel loro salvatore. “Ora andate. Aiuterò io il vostro compagno.”
Allora i tre fuggirono attraverso quella galleria, fino a giungere fuori le mura della contrada.
Biago però aveva la morte nel cuore, temendo per la vita di Ardea.
Ma, mentre si lasciavano dietro Cardizia e le sue alte torri rese ambrate dal tramonto, Biago giurò a se stesso che sarebbe tornato.
E in quel momento una morsa gli attanagliò il cuore, come a volerlo lacerare.
(Continua...)