Eccola, la famigerata isola.
Quel luogo dove tutto si sarebbe compiuto, dove i giochi avrebbero lasciato il posto alle sfide e vittoria e sconfitta sarebbero coincise con vita o morte.
Magari la facevo troppo tragica, ma l'imponenza di quel luogo, il suo alone di oscuro mistero mi colpirono immediatamente, tanto che il mio viso si fece serio per un momento.
Istintivamente sfiorai il braccio di Guisgard, mentre fissavo l'isola davanti a noi.
"Ci siamo..." sussurrai, per poi voltarmi verso di lui "Spero avremo tempo per quella dimostrazione privata, superstar..." facendogli l'occhiolino col mio tono scanzonato e malizioso, come se nulla potesse scalfirmi.
Oh ma in realtà l'avvicinarsi del torneo non faceva che aumentare la mia passione, la mia foga, la mia voluttà.
Non mi sarei persa nemmeno un momento di vita, nemmeno uno, nemmeno il più piccolo respiro doveva essere anonimo.
Scendemmo dal ponte quando ce lo indicarono, e fummo trasportati nel famoso palazzo, che sembrava tanto una prigione dorata.
Ero rimasta accanto a Guisgard, e di tanto in tanto incontravo i suoi occhi, chiedendomi se anche lui stesse facendo i miei stessi pensieri in quel momento, pensieri sconvenienti, estremi, appassionati e caldi come il sole sopra di noi, che così ben si specchiavano negli occhi azzurri del divo.
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Lei si innamorò, sopra ad un cespuglio di rose, e poi rispose... Sì!
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