Il cocchiere emerse dalla cortina impenetrabile di fumo denso e scuro, portando qualcuno sulle spalle.
Mi sentii sollevata a quella vista, perché voleva dire non solo che lo aveva trovato, ma che era vivo!
Disse che era messo male, mentre lo stendeva vicino a me.
Non stentavo a crederlo, si scorgevano ustioni, bruciature.
Santo Cielo!
Nel frattempo che la carrozza subito partiva per tornare a casa, presi il mio fazzoletto iniziando a pulirgli il viso dalle fuliggini e dai residui scuri del fumo.
Iniziai ad accarezzargli lentamente i capelli ed il volto quando lo sentii agitarsi, nel tentativo di farlo calmare, seppur nel sonno.
Non serbavo rancore nei suoi confronti, nonostante il suo atteggiamento scostante e astioso verso di me, ero sicura che non lo pensasse veramente.
Ero certa del fatto che tutte le sue idee non fossero poi così a fondo radicate e che potesse capire che non aveva motivo per darmi addosso, o che lo aiutavo perché lo volevo e non per qualche riconoscimento supremo.
Intanto, speravo che riuscisse a farcela.
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