"Zufolano ancora perpresse come intontite dall'ultimo residuo di impeto ventoso, le foglie ingiallite tradotte ed avvinghiate alla parete dei miei ricordi. Orme di Cinghiali bramosia solcano le pozzanghere di fango e ricci smembrate di castagne avvizzite, mentre muggiti di cervi spodestati rincorrono il sogno di Unicorni supremi zoppicante verso il delirio della Fine dei Tempi. Un Bardo, canto e solitario, raccoglie l'ultima resina inzuppata di mandorli sfioriti mentre nella sua bisaccia lucida il ritratto di Colei che non è più, la cui melodia voce si è oramai infranta nelle viscere dell'oblio..."
Taliesin, il Bardo
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"Io mi dico è stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati." (Giugno '73 - Faber)
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