La seguii in quel labirinto, tra stanze e corridoi resi ancora più spettrali dalle ombre della notte.
Poi passammo davanti a una stanza dove si sentivano delle voci.
Ma non una voce normale, sembrava la voce di un robot.
“Che c’è qui?” Chiesi alla mia amica, cercando di capire se c’era un modo per sbirciare all’interno.
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Lei si innamorò, sopra ad un cespuglio di rose, e poi rispose... Sì!
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