"Bravo il mio bambino..." gli sussurrai all'orecchio con una voce così perversa che avrebbe fatto saltare sulla sedia un'intera combricola di moralisti frustrati.
Quel ragazzino era mio, e lo avrebbe presto scoperto.
La mia mano, infatti, aveva oltrepassata la cintura e per un momento sfiorò il suo sesso acerbo.
Ma un attimo dopo mi alzai, con fare autoritaria.
"Tutti e due, con me!" ordinai, schioccando le dita della mano, come se non avessi più a che fare con un meraviglioso principe alieno e col mio nipotino dolce, quel bimbo che avevo tenuto sulle ginocchia fino a pochi anni prima, ma solo con due maschi che presto sarebbero divenuti miei schiavi.
A meno di non riuscire a sottomettermi, pensavo nel caso del principe.
Oh, non avrei chiesto di meglio in realtà, ma la sua ingenuità accresceva la mia voglia di testarlo in ogni modo.
Così, alzatami autoritaria e decisa, feci strada verso la stanza dove meglio avremmo potuto sfogare tutti i desideri inespressi che potevo sentir urlare tra di noi.