La campagna era ridente e verdeggiante come non mai, mentre un fresco soffio di vento increspava, come fosse un'onda, le dorate spighe di grano.
I cavalli erano irrequieti ma il conducente del carro non sembrava preoccuparsene.
Frate Elia allora scese giù dal carro e cominciò a scrutare il cielo e quei grossi banchi di nuvole che arrivavano da occidente.
"Forse si avvicina una tempesta" disse il frate "meglio partire subito."
"Ma se è un giorno meraviglioso!" Esclamò Guisgard. "Sembra primavera!"
Il frate lo osservò e rispose:
"Questa fresca brezza annuncia tempesta. Meglio partire adesso."
"Non possiamo" disse Guisgard "tra un pò arriverà Elisabeth. Lei sa che la sto aspettando."
"Forse non verrà." Disse il frate.
"Vglio aspettare ancora un pò." Rispose Guisgard.
"Tra un pò partiremo, frate." Intervenne il conducente del carro.
Ad un tratto videro una donna correre verso di loro.
"Sarà Elisabeth?" Pensò Guisgard.
Ma presto fu chiaro che quella donna non era Elisabeth.
E giunta al carro, cominciò a dire:
"Aiutatemi, signori! Aiutatemi in nome del Cielo!"
"Cosa avete?" Chiese Guisgard.
"I cavalieri neri hanno attaccato il nostro villaggio. Aiutatemi. vi supplico! Mio figlio è rimasto là!"
Guisgard guardò frate Elia, che rispose scuotendo il capo.
"Signori, dobbiamo partire" disse il conducente "e' ora."
"Cosa avete in quel fagotto?" Chiese il frate a Guisgard.
"Sono delle focacce al miele." Rispose Guisgard. "Sono per Elisabeth, a lei non piacciono con la frutta."
"Forse lei non verrà e non potrà mangiarle." Disse il frate.
Guisgard abbassò il capo senza dire niente.
Ad un tratto, un pastore iniziò a gridare:
"I cavalieri neri! Presto riparatevi nele vostre case! Presto che tra breve comincerà a piovere!"
Ad un tratto si udirono dei canti.
Guisgard si voltò e vide una processione. Alcuni monaci portavano sulle spale un grosso crocifisso, mentre diverse donne intonavano canti e lamenti alle loro spalle.
Ed in fondo alla processione vi erano tre bare su un carro trainato da quattro cavalli neri.
"E' ora, figliolo" lo chiamò frate Elia "dobbiamo partire."
Ma proprio in quel momento Guisgard vide in lontananza una donna.
"E' Elisabeth!" Gridò.
"Dobbiamo andare, figliolo." Disse il frate.
Ma Guisgard cominciò a correre verso di lei.
Ma pur correndo, la distanza che lo separava da Elisabeth non diminuiva mai.
Ad un tratto si fece tutto buio.
"Elisabethi! Elisabeth!"
Guisgard chiamava Elisabeth ma tutto sembrava scosso da quella terribile tempesta.
In quel momento aprì gli occhi. Era sudato ed agitato.
Qualcuno gli stava toccando i capelli.
Era Elisabeth.
Gisgard allora capì che era stato solo un sogno.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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