Oltrepassammo il costone, e io mi fermai a guardarlo dalla finestrella della carrozza.
Illuminato alla luce della mattina appariva ancora più magico, ancora più unico.
Quella città aveva un non so che di speciale, che mi colpiva ogni volta.
Il palazzo del barone dominava l'ingresso cittadino.
Arrivammo, e scesi dalla carrozza aiutata dal conte.
Il mio cocchiere, poi, bussò alla porta e una vecchia signora, probabilmente una servitrice, venne ad aprire.
"Buongiorno!" cinguettai, con un leggero inchino.
"Sono miss Ananab, perito architettonico, inviata dallo studio Fleuer&Fleuer di Afragolignone. Sono incaricata di valutare la casa per essere sicura che la vendita avvenga ad un prezzo consono al valore dell'immobile!" con un'espressione soave che nulla aveva di professionale.
"Il signor barone è in casa, dunque?" chiesi, sempre con quell'espressione trasognata, da ragazzina che gioca a fare l'adulta, la bambina a cui hanno dato le perle della mamma, la bella oca che gioca a fare la ragazza intelligente, fallendo miseramente.
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Lei si innamorò, sopra ad un cespuglio di rose, e poi rispose... Sì!
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