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Vecchio 19-09-2018, 02.40.30   #540
Destresya
Cittadino di Camelot
 
L'avatar di Destresya
Registrazione: 05-06-2018
Messaggi: 3,427
Destresya è sulla buona strada
Per quanto fossi scossa dalla passione incontrollata di quei momenti, per quanto la sua lingua e la sua bocca mi stessero facendo impazzire, gemere, godere oltremisura, continuavo a muovere il piede in modo da toccare quella virilità prorompente.
Sentirla contro il mio piede mi provocava brividi intensi, una voluttà incontrollata.
Volevo toccarlo, volevo averlo, volevo quel membro saldo e duro tra le mie labbra, tra i miei seni, nel mio sesso ardente, ovunque sul mio corpo.
Gemevo, e gemevo ancora e ancora e ancora.
Gemevo per il piacere incontrollato che mi dava la sua lingua, e gemevo per la voglia frustrata di averlo.
Bramavo il suo membro, la sua voce, il suo respiro, i suoi gemiti, i suoi occhi azzurri, le sue mani salde.
Non capivo più niente, ero persa completamente in quel mondo meraviglioso e lussurioso.
Le sue mani che stringevano le mie natiche, la testa che affondava in me.
Ma io volevo di più, di più, di più... così iniziai a spingere all'indietro il bacino, rimbalzando sulla sua faccia, ancora e ancora, gemendo sempre più forte perchè alla sua lingua, alle sue labbra si univa quello strusciare contro la sua faccia che mi mandava in estasi.
Ma non era ancora abbastanza, volevo di più, ancora di più, ancora di più.
Tuttavia non feci in tempo a formulare quel pensiero che lui si alzò.
Sgranai gli occhi.
Dove andava?
Che faceva?
Io stavo impazzendo!
Alzai gli occhi a cercare i suoi, quasi supplichevole.
Prendimi ti prego, finiscimi...
Ma i suoi occhi velati di un'eccitazione nuova mi fecero andare ancora più in estasi.
Che aveva in mente?
Perchè mi guardava in quel modo?
Qualunque cosa fosse, era meraviglioso, così eccitante da farmi perdere il nume della ragione.
Poi le sue parole, e l'incantesimo fu completo.
Non ero più me stessa, non ero altro che una cavalla da domare, da sottomettere.
Ero completamente soggiogata da quell'uomo, letteralmente.
Ero in sua balia, in suo potere, completamente, totalmente.
Quando la cinghia strinse il mio collo mi mancò il respiro, e l'eccitazione fu quasi insopportabile, folle, perversa e incontrollata.
Mi sembrava di morire di piacere, di desiderio, di lussuria e di perversione.
Il suo membro sui miei piedi mi fece ammattire ancora di più, iniziai nuovamente a scalciare, a muoverli in modo da sentirlo, toccarlo, quasi supplichevole.
Portavo indietro il bacino, lo muovevo, ancora e ancora, perchè capisse, perchè mi concedesse la grazia di essere sottomessa, domata, ammaestrata.
Non desideravo altro.
Oh no... volevo solo essere sua, completamente, totalmente.
Volevo che mi portasse al galoppo, che stringesse la cinghia attorno al mio collo ancora e ancora, mi facesse soffocare, morire, impazzire.
Lui era tutto, lui era il padrone, l'amante, il cavaliere, il carnefice.. tutto.
E io non ero nient'altro che sua.
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Lei si innamorò, sopra ad un cespuglio di rose, e poi rispose... Sì!
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