Quel fiore...
Lo presi tra le mani come fosse la cosa più preziosa che avessi mai visto in vita mia.
E forse, era così.
Lo portai alle labbra, così come avevo fatto con la rosa, assaporandone il profumo, ma restando a fissare gli occhi azzurri del mio amante.
E non avevo paura di definirlo tale, perchè solo un amante parlerebbe così alla propria donna, o un cavaliere alla sua regina, uno schiavo devoto alla sua sovrana, un fedele alla sua dea.
Ascoltai quelle parole con un battito nuovo nel cuore, un battito che accelerava, che mi sconvolgeva, che mi ridestava.
Un battito così intenso da prendersi tutto di me e da farmi dimenticare persino per un istante, oh ma solo per un istante, la meravigliosa lussuria che mi stava sconvolgendo ormai da ore, quel fremito che mi uccideva ancora e ancora.
Poi le sue ultime parole, il suo sguardo, mi fecero tornare ancora più voglia, ogni parte del mio essere bruciò di desiderio per quell'uomo unico e meraviglioso di cui il Destino mi aveva fatto dono.
"La notte è nostra, cavaliere..." sussurrai, vicinissima al suo viso "Tutta la notte è nostra... sapete, si dice che a furia di vedere l'alba in compagnia di una donna, questa si innamorerà di voi.." fissandolo tutto, con lo sguardo lascivo che contrastava con quelle parole d'Amore.
"Andiamo a scoprire se è vero.." allungando una mano a cercare la sua, per poi fissarlo con una smorfia di lussuria sconfinata.
"Ci aspetta una cavalcata lunga ed estenuante, di quelle che in cui non si conosce riposo, nè pause, nè pietà..." con la voce ardente di desiderio.
Allora ripresi a camminare, entrai in casa, sempre con il conte che mi seguiva guidato dalla mia mano, e lo portai nei miei alloggi.
La stanza era spaziosa, arredata con buongusto, aveva un che di erotico anche solo nell'arredamento, come fosse il covo di illeciti piaceri fin dalla notte dei tempi.
Nell'aria si potevano ancora sentire gli umori dei miei gemiti di poco prima, mentre ero io sola a godere di me stessa.
Ma ora quello scrigno di voluttà stava aprendo le sue porte a ben maggiori piaceri.
Lasciai la sua mano e iniziai ad indietreggiare verso il letto, fissandolo negli occhi con un desiderio sempre crescente nello sguardo.
Mi sarei spogliata in quel momento, ma ero già completamente nuda.
Così mi sedetti sul letto, senza dire una parola, ma solo guardandolo intensamente, quello sguardo che può essere più seducente di un seno scoperto, mi stesi, lasciando ricadere all'indietro la testa.
"Mostratemi dunque la bellezza del mio cavaliere..." fremente ormai di osservare quella virilità che scoppiava nei suoi calzoni.
"Mostratemi ogni cosa di voi..." sussurrai in quella che era una supplica, un ordine, una preghiera "Poichè ogni cosa di voi bramo possedere...".