Cittadino di Camelot
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Il tocco della sua mano nella mia, così salda e sicura.
Un brivido lungo mi scosse tutta a quel contatto, mi sembrava come se non avessi atteso altro da sempre.
Come se quella mano non avesse altro scopo che cercare e trovare la mia, stringerla e guidarmi in quel mondo che sembrava non aspettare che noi.
Uscimmo in giardino, non avevo avuto ancora occasione di visitarlo, e non mi era mai sembrato tanto bello come in quella passeggiata in compagnia del conte di Fessen, c'era uno stagno con dei pesci rossi e tutto attorno dei vialetti alberati, adornati da aiuole di fiori colorati, esotici dall'aria mistica e brillante.
Tenevo la mano nella sua, fantasticando che quella mano facesse ben altro che non stringere la mia, ma che mi strappasse gemiti incontrollati mentre i suoi occhi bramosi e azzurri si godevano la vista del mio volto stravolto dalla passione sconfinata, dall'estasi più totale.
Persa in quei pensieri peccaminosi, lo osservavo, e restavo rapita dalle sue parole.
Le sue parole... non avevo mai sentito parlare qualcuno così.
Le sue parole erano come filtri d'amore, come incantesimi recitati alla luna, colme di una magia insita che travalicava tempo e spazio per rendere quel momento qualcosa di unico, e capaci di arrivare al cuore più oscuro per renderlo purpureo di passione e desiderio.
Più lo ascoltavo e più il mio corpo si faceva ardente, la mia mente si eccitava, stimolata com'era da quelle immagini proibite, dissacranti eppure invitanti, quelle torbide pratiche raccontate con così tanta poesia avevano il potere di farmi andare letteralmente fuori di testa.
Ero come rapita, rapita da quell'uomo capace di raggiungere la parte più nascosta del mio essere, accarezzarla, eccitarla tanto da farmi perdere ogni controllo.
Poi il suo tocco sulla mia mano, le sue labbra che sfioravano la mia pelle resa incandescente dalle immagini che mi descriveva.
E io immaginavo noi in ognuna di esse, mi vedevo dea e schiava, persa in un turbine di lussuria senza pari, di libidine oltremisura, di desiderio senza freni.
Tutto il mio corpo fremeva, il mio sesso urlava, fradicio e voglioso perchè ponessi fine a quell'attesa. La mia mente era ancor più eccitata, poichè è quello l'organo da eccitare maggiormente in una donna, almeno in una donna come me. E nessuno mai aveva reso la mia mente tanto vogliosa, umida, torbida.
Mi avvicinai a lui di un passo, guardandolo negli occhi.
Il battito del cuore riempiva ogni cosa attorno a noi, l'eccitazione ogni cosa dentro di noi.
"Ebbene mostratemele..." fissandolo negli occhi, con la voce rotta dalla passione, lo sguardo lascivo e voglioso, affascinato, estasiato e rapito.
"Mostratemi ognuna di quelle pratiche, rendetemi dea e rendetemi schiava, se ci riuscite e io prosciugherò ogni goccia del vostro nettare mascolino tanto da nutrirmene.." parlavo con tono caldo, sensuale, eccitato.
La mia bocca era vicinissima alla sua, il suo corpo al mio, potevo sentire il suo respiro sul mio viso, i miei occhi e i suoi stavano per fondersi.
Come le nostre anime, i nostri cuori, le nostre anime.
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Lei si innamorò, sopra ad un cespuglio di rose, e poi rispose... Sì!
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