Alla fine Destresya non resistette più.
Spinse via Taddeon e la sua mascolinità, riprendendo così a respirare.
Poi non doma lanciò quell'ordine perentorio al suo servitore.
Lui salì sul letto, prendendola per i fianchi in modo virile, quasi rude, facendola mettere a carponi sulle lenzuola.
Allora, eccitato e potente, le si avvicinò e la prese deciso, penetrandola con vigore, facendole sentire tutta la sua forza e la sua mascolinità.
Cominciò così una meravigliosa e sfrenata cavalcata, in cui il guardiacaccia cominciò a far sussultare e godere la sua padrona.
L'uomo lanciò al galoppo la sua cavalla, tenendola a freno col suo bastone, segno di comando e potenza, soverchiare così i ruoli.
Ora era lui a comandare, a domarla, a punirla, a possederla.
Lei sapeva di dover essere sottomessa al suo padrone, che con quel bastone poteva punirla tremendamente.
Lui era forte, autoritario, quasi cattivo, al punto da tenerla bloccata con la robustezza del suo corpo.
Sudavano, gridavano e gemevano.
Ancora ed ancora, per poi ricominciare.
Era lussuria sfrenata, sopraffazione, dominio e sottomissione.
La teneva peri seni, stretti, sbattendola con impeto su quel letto, fra quelle lenzuola impregnate oramai di sudore.
Ad un tratto Destresya non resistette più a carponi e si ritrovò schiacciata sotto di lui che continuava a penetrarla, a possederla, quasi volesse aprirla in due.
Come a volerla sfondare fin nell'anima.
Era una danza di sensi, un groviglio di carne sudata e calda, un estasi proibita e sfrenata.
Le urla della marchesa echeggiavano in tutto il castello e tutti sapevano cosa la padrona faceva.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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