Il suono dei suoi gemiti soffocati nutriva la mia lussuria, rendendola sempre più forte, incontrollabile, proibita e inarrestabile.
Volevo strappargliene ancora e ancora e ancora.
Vedevo l’eccitazione sul suo viso, lo vedevo contrarsi, stringere gli occhi.
Ma la sentivo anche sul membro che torturavo con la lingua, lambendolo in un movimento lento che voleva essere una tortura.
Cresceva sempre di più, liberandosi e ergendosi sempre più fiero per abbandonarsi a quella tortura.
Una lenta e inarrestabile tortura che voleva portarlo al limite, farlo impazzire.
Ma poi non resistetti più, e la mia fame ebbe la meglio.
Lasciai affondare il sesso nella mia bocca, facendolo arrivare fino alle pareti della gola.
Il gemito profondo e forte che emise il mio bel guardiacaccia si propagò in tutto il mio corpo, accendendolo di una nuova passione.
Allora iniziai a muovermi avanti e indietro, stringendo il membro in una morsa calda e umida.
Quel gioco proibito si faceva sempre più caldo, sempre più intenso, sempre più forte.
Volevo gustarmi tutta quella virilità, renderla mia, farlo impazzire, urlare, godere.
Non gli lasciavo tregua, continuavo ancora e ancora, in un ritmo sempre più incalzante, sempre più forte.
Non capivo più niente, ero completamente abbandonata a quel gioco, alla sua virilità, cullata dai suoi gemiti che mi inebriavano sempre di più.
Sentivo il suo sapore attraversarmi la bocca, riempirmi, un sapore di cui non ero mai sazia, ma che volevo sempre di più sempre di più.
Ancora e ancora.
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Lei si innamorò, sopra ad un cespuglio di rose, e poi rispose... Sì!
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