Altea aprì l'armadio ma non trovò nessun vestito.
La stanza era arredata in modo essenziale e mobili e cassetti erano vuoti.
Lo stile appariva antiquato, persino anacronistico.
Come se quel luogo fosse rimasto al XIX secolo.
Elv restò a guardare Gwen.
La guardava in un certo modo, alquanto strano per lei.
Un modo difficilmente definibile.
Di certo raramente o forse mai l'aveva guardata così.
Ad un tratto qualcuno bussò alla porta di quella stanzetta.
“Chi...” disse Elv “... chi è?”
“Sono io.” Una voce da fuori.
Era quella dell'uomo che parlava sempre della Luna.
Destresya continuava a vagare per il bosco, con ormai le fitte tenebre intorno a lei che ricoprivano ogni cosa.
Ma ad un tratto, dietro ad alcuni alberi, vide qualcosa.
In principio le sembrò la sagoma di un gigante addormentato, ma poi comprese di essere poco lontana da un castello che si ergeva tra la boscaglia e la strada che portava in città.