A quelle parole lasciate sospese da Dacey, circa il volere da parte di Set qualcos'altro oltre al suo talento, lui non seppe rispondere.
Poi guardò di nuovo l'insegna.
“Anche dietro una semplice insegna potrebbe celarsi un fomentatore o un terrorista.” Disse.
Così entrarono nell'emporio.
Vi era di tutto.
Bottiglie di ogni tipo e forma, di vetro colorato con ogni genere di gradazione cromatica.
In alcune c'era della polvere colorata, in altre sassolini piccolissimi, in altre ancora liquidi che dal verde andavano al rosso, al giallo, al blu, fino al trasparente.
E poi sabbia del Sahara, muschio degli Urali, pietrisco del Volga ed alghe del Mare di Giava.
Pietre vulcaniche del Vesuvio e dell'Etna, fossili marini incastonati in pietre bianchissime e sedimenti preistorici di conchiglie e cetacei provenienti dalle Alpi.
Sulle mensole facevano bella mostra ciocchi di vasellame egizio, minoico e romano, monili consumati di corredi funebri ittiti, dorici e persiani.
Armi in bronzo consumate e piegate, elmi medioevali e archibugi di Lanzichenecchi pendevano dalle pareti, in mezzo a teste di cinghiali, tori e lupi imbalsamate.
E poi fenicotteri e gru impagliate, merli indiani, tucani tropicali e pappagalli caraibici nelle medesime condizioni.
In un baule abbandonato in un angolo spuntavano maschere, costumi ed oggetti scenici tipici del mondo teatrale, mentre ammassati in lunghe file verticali tantissimi libri si impolveravano dimenticati.
“C'è qualcuno?” Set guardandosi intorno.
Allora un vecchietto uscì da una tendina.
“Buonasera, signori.” Sorridente.