Discussione: Il nome della perla
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Vecchio 12-06-2018, 14.55.47   #914
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Il presbitero annuì a Dacey e diede il permesso a Cales di esaminare la carcassa del lupo portata da Gozil e dai suoi compagni.
“Basta.” Disse risoluto Ruspon. “Basta sciocchezze. Ho un piano e so che funzionerà.” Deciso.
Justine rise.



Therese annuì a Gwen e si stese sulle sue gambe, addormentandosi poco dopo stretta alla ragazza dai capelli rossi.
Intanto dal cortile i cani del vecchio non cessavano di abbaiare.
Erano ormai insopportabili.



Il silenzio, l'attesa, la paura.
Destresya sapeva che era là.
Qualunque cosa fosse era là.
La stava fissando, lo sapeva.
Poi la sagoma.
Irreale, irrazionale, assurda, impossibile.
Fu un attimo.
Ancora silenzio.
Paura.
Fu in quel momento che quella cosa si mosse.
Per un attimo infinitesimale si mosse, emanando uno strano bagliore, un luccichio, un gioco di trasparenze tra i rami e le foglie degli alberi, deformando con le sue forme il campo visivo che attraversava.
Come se si facesse beffe delle leggi naturali, come se non fosse davvero reale.
Fu un attimo.
Un momento.
Lo stesso che tramuta il predatore e rende l'altro una preda.
Velocissima come null'altro a questo mondo, silenziosa e letale più di qualunque altro essere vivente, la bestia sbucò dalle foglie, lanciandosi verso Destresya.
Questo percepì la ragazza.
Si lanciò verso di lei, proprio mentre la spia del duca inciampò in una radice sporgente dal terreno.
La colpì.
Destresya avvertì l'impatto, il contatto mentre cadeva a terra per essere inciampata.
E quella fu la sua fortuna.
Fu colpita si, ma di striscio dalla velocissima bestia, dall'inesorabile predatore.
Trascorse un istante.
Poi Destresya cominciò a sentire dolore.
Un bruciore lancinante, il suo vestito che si tingeva del suo stesso sangue.
Il suo braccio schizzava sangue come una fontana.
La mano non c'era più.
Era saltata via ed il sangue fuoriusciva a flussi dal polso mozzato.
Un dolore atroce, insopportabile.
E la bestia era ancora là, nascosta fra gli alberi, pronta a finirla, mentre la mano mazzata di Destresya ancora pulsava sul terreno insanguinato.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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