“Aspetta, se è il custode del Cimitero magari sarà anche l'unica persona sveglia...” disse Elv a Gwen “... forse dovremmo rincorrerlo e chiedergli chi comanda in questo villaggio... potrebbe esserci un borgomastro o qualcun altro di importante, no?”
Ma proprio in quel preciso istante i due vampiri udirono nuovamente quel ticchettio e sempre proveniente dal fondo della stradina.
Una seconda figura, avvolta anch'essa da un lercio e strappato lenzuolo incappucciato, che si trascinava dietro una bara tagliata a metà, con pezzi di legno fermi sotto il braccio.
Anche questa passò diritto, ignorando i due vampiri.
“Ehi, voi!” Chiamò Elv.
Ma quella figura proseguì senza voltarsi, svanendo come la precedente nel buio di quella notte.
Allora la campana della chiesetta cominciò a suonare.
Altea si avvolse in parte in quel mantello e guardò dalla finestra.
La luce della Luna rischiarava cupa il cortile sottostante ed allora la dama si accorse che vi era qualcosa.
Delle lapidi e delle Croci che spuntavano dal terreno.
Era il punto in cui presumibilmente venivano seppelliti in passato gli abitanti del castello.
Ma davanti ad una lapide vi era qualcuno.
Non si trattava del vecchio custode.
Era una figura austera, nobile, solitaria ed avvolta nel suo mantello, sotto il quale spuntava la sua lunga spada.
Quel morso.
Caldo e profondo, penetrante.
Dacey avvertì un senso di calore, avvampandosi tutta, poi un flebile dolore, un vago bruciore che in un attimo diventò insopportabile, al punto da farle perdere i sensi.
Cominciò a sudare, a delirare, a vedere posti sconosciuti, lontani, esotici e selvaggi, fra monti freddi e cupi, fiumi impetuosi ed innavigabili.
Sentiva voci confuse, versi di animali, percepiva l'arrivo dell'Inverno e l'ignoto incedere della notte.
Era da sola, su un'alta torre, avvolta da un lungo abito nero scollato e sensuale.
Il vento gonfiava il suo strascico ed i suoi capelli scuri.
Si sentiva diversa, viva.
Quell'immagine di sé la fece svegliare.
Impiegò qualche istante a realizzare di essere nella sua stanza, nel suo letto, nuda.
Fuori a breve avrebbe albeggiato, ma in lei era vivo il ricordo di quell'immagine vista in sogno.