“Ma certo, prego.” Disse orgoglioso il vecchio custode ad Altea.
Così, munito di lampada ed entusiasmo, condusse Altea fuori, dove c'era il giardino.
In realtà era abbandonato, incolto, con sterpi e rovi che crescevano ovunque, rampicanti lungo le murature dei muri e le fontane ormai secche e rotte in gran parte.
“Al mio signore piace passeggiare di notte per il giardino...” il vecchio “... egli ama i fiori e ne conosce il significato.” Annuendo.
“Magari qui nessuno verrà a tormentarci e ci lasceranno in pace.” Disse Ivan a Gwen.
Ad un tratto qualcuno rise.
Era Nikolaj che tornava dalla sua caccia.
“E' buffo, amico mio...” divertito.
“Cosa?” Ivan.
“Chiedere di essere lasciati in pace, quando siamo noi che andiamo a caccia di vittime.” Rispose Nikolaj.
“Che razza di vampiro sei?” Con rabbia Ivan. “Neanche sembri uno di noi!”
“Già, è vero...” perplesso Elv.
“Ti ho solo risposto come farebbe uno di quei cacciatori, amico mio.” Nikolaj ad Ivan.
Il barone guardò i bellissimi seni scoperti di Dacey, mentre lei continuava ad assaporare con le labbra il suo dito.
Poi quell'ordine perentorio, deciso, virile.
La ragazza allora cominciò a spogliarsi.
La seta scivolò via, accarezzando ogni forma di quel corpo dalle forme esotiche, perlate, morbide e sensuali.
Scivolò fino ai piedi della ragazza, che così, tutta nuda si mostrò al suo oscuro signore.
Bellissima come l'eroina di una favola orientale, nobile come la principessa di un antico poema e provocante come la dama di una novella decameronica, Dacey restò in balia dello sguardo e del desiderio di Minsk.
Lui allora si alzò, le si avvicinò e senza dire nulla la baciò.
Un bacio profondo, intenso, intimo, stringendola a sé.
Stringendo quel corpo nudo e caldo contro il suo.
__________________
AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
|