Ebbi come l’impressione che al sapere la mia identità, il cavaliere avesse cambiato volto, in un ghigno che mi mise a disagio.
Io avevo sperato che, sapendo di mio fratello, egli si affrettasse a riportarmi a casa, per timore del Maresciallo e dei suoi uomini o nella speranza di una lauta ricompensa.
“ Finalmente conosco il nome dell’uomo che mi ha prestato soccorso.”
Prendendo il mio spiedino ma senza ancora assaggiarlo, gli occhi sempre puntati con diffidenza verso il cavaliere.
“ Senza onore dite? Quello va conquistato con le vostre imprese.
Salvandomi di certo avete fatto un gesto nobile e mio fratello di certo vi dimostrerà la sua riconoscenza.”
Insistetti ancora su quel punto, mi premeva tornare a palazzo ogni minuto di più.
Sperai che Silvia e i paggi vi fossero tornati, avessero allertato mio fratello e la sua guardia.
Forse c’erano soldati in giro per la campagna a cercarmi proprio ora.
“ È una spada notevole, elaborata... naturalmente mi interessi, sebbene non me ne intenda .
La trovo di pregio e, perdonate la mia curiosità, mi viene naturale domandarmi come sia entrata in nostro possesso, Ser Reddas.”
Poteva essere parte di un bottino di guerra o un cimelio di famiglia.
Il cavaliere appariva giovane, nonostante il colore dei capelli più simile a quello degli anziani, magari era la sua eredità quella spada.
Parlando della spada, presi un primo boccone dalla spiedo di piccione, decisamente sentii la mancanza di una cucina più raffinata.
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