“Capisco...” disse Icarius ad Altea “... siete come imprigionata...” rammaricato.
Ad un tratto si udirono vari rumori, poi i nitriti ed il calpestio di diversi cavalli, i latrati dei cani e le voci di alcuni uomini.
Dalla boscaglia allora emersero delle figure.
Erano Fulminaccio ed i suoi.
Raggiunsero il portone.
“Ah, sei qui, scellerata!” Adirato l'uomo a sua moglie. “Ti abbiamo cercata tutta la notte! Dove diavolo eri? Dove?” Gridò, mentre i suoi cani abbaiavano contro uno spaventato Icarius.
Aegos si accarezzò il volto arrossato dal colpo di Clio, guardandola galoppare via verso l'alba.
Spronò il suo cavallo e la seguì a debita distanza.
Il Sole era ormai spuntato dalle colline, screziando la valle di cipressi e poggi, tra castelli addormentati e casolari appena desti.
Poco dopo i due intravidero il palazzo di lei.
Ma appena Clio arrivò sul portone il canto di un'ultima civetta notturna salutò la notte ormai spenta.