Il mito dell'Amore adultero tra il dottor Ordifren e la bella e giovane Maria ha dato il là a molte leggende, una delle quali, magica e romantica, viene riportata da un antico testo, il Canzonare Monsarchiese, che ha goduto di molta fortuna.
L'episodio narra dell'arrivo del dotto avventuriero in un piccolo villaggio ai piedi delle Alpi flagellato dal terribile vaiolo nero.
Qui Ordifren assisterà alla morte di molte persone ed agli inutili tentativi, dettati dalla paura e dalla superstizione, fatti dagli abitanti per scacciare il morbo.
La giovane Maria, moglie insoddisfatta ed infelice di un mercante borghese, viene anche lei colpita dal vaiolo, restando col volto deturpato.
Preda della disperazione per la perdita della bellezza, il suo volto appare infatti devastato da puntini rossi ed i suoi capelli resi giallognoli ed impagliati, la ragazza medita di togliersi la vita, nonostante gli ammonimenti del curato che le preannuncia la dannazione eterna in caso di suicidio.
Vedendola però Ordifren se ne innamora, poiché anche le creature malvagie sotto l'effetto dell'Amore sanno riconoscere la vera bellezza.
Ciò lo spinge a guarirla ed a restituirle la sua vera bellezza.
Intingendo la sua bocca e la sua lingua in un unguento magico, l'avventuriero e scienziato, attraverso un bacio, restituisce il vero aspetto a Maria che lo ricompensa così con il suo eterno Amore.
Per strapparle un bacio il dotto vagabondo recita sotto il balcone della ragazza, il giorno della festa del villaggio, una poesia in cambio, come pegno, delle labbra di lei.
La poesia termina con queste strofe:
“Ma io me la rido,
sei fuor d'ogni pericolo
e tu scorderai ogni cosa
e soltanto ti sognerai di me.
Di me che non ero alla festa.”
Il magico unguento Ordifren lo ha da una strega, in cambio per aver risolto un oscuro arcano che così recita:
“In osteria al piatto
pensa si già di fatto.
Così dietro ad ogni invito
sperava poi d'esser servito.”
Dame e cavalieri di Camelot, sapete dire di chi parla l'enigma?