Seguii ancora quei gemiti e per poco non urlai.
Marko!
Chi aveva osato ridurre il mio piccolo in questo modo?
Quale bestia?!
Lo presi subito fra le braccia e lo strinsi a me, con un fare materno che non pensavo potesse appartenermi.
"Tranquillo, piccolo, va tutto bene... Mi prendo io cura di te..." gli sussurrai dolcemente, premurandomi a guarire la ferita sul collo prima che perdesse ulteriore sangue.
Poi, con lui fra le braccia, mi affrettai a raggiungere la porta dell'unica persona che potesse aiutarmi.
"Nikolaj!" chiamai da fuori, con insistenza "Muoviti! Devi aiutarmi, ti prego!"
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