Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 06-11-2009, 01.14.24   #114
Guisgard
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ARDEA DE' TADDEI

XXXIII

“Con il ramoscello sferza la
groppa del cavallo che corre via:
senza inciampare, lo porta a grande
andatura nella foresta oscura.”
(Perceval o il Racconto del Graal)


La mattina del terzo giorno, quello che Ardea aveva fissato per la partenza, tutto era pronto.
Vico aveva preparato una delle armature che il duca aveva voluto per suo figlio quando sarebbe tornato col titolo di cavaliere.
Dalle scuderie condusse un magnifico cavallo dal pelo rossastro e dalla criniera che pareva d’argento.
“Questo formidabile destriero” disse ad Ardea “tuo padre voleva donartelo, come degna cavalcatura per un cavaliere. Non credo ne esista uno simile in tutta Afragolignone.”
“E’ magnifico.” Disse Ardea.
“Quando fu condotto al castello” aggiunse Vico “nessuno riuscì a domarlo. Il duca lo tenne per le redini, lo fissò negli occhi e, montatogli in sella, gli morse un orecchio fin quando questo fiero sauro ebbe la forza di scalciare. Alla fine cadde stremato, vinto dalla determinazione e dall’abilità del duca.”
“Lo domò per me…” Disse Ardea accarezzando quel cavallo.
“Si” rispose Vico “per te. Il suo nome è Arante!”
Per un istante Ardea restò in silenzio, osservando quel bellissimo cavallo. Poi destatosi dai suoi pensieri, preparò le ultime cose per la partenza.
“Qui vedo lo scudo, la lancia, la scure ma non la spada!” Disse osservando il suo equipaggiamento. “Non ci sono più spade?”
“Seguimi!” Gli disse Vico.
I due giunsero alla cappella di palazzo.
Entrarono e Vico si inginocchiò e si segnò con la croce. Ardea fece altrettanto.
Poi Vico raggiunse l’arca di pietra posta davanti all’altare e ne estrasse il contenuto.
“Ecco la tua spada, cavaliere.” Disse porgendogli l’arma contenuta nell’arca.
“No” rispose stupito Ardea “Parusia no!”
“Era la spada di tuo padre” disse Vico “e sono sicuro che egli avrebbe voluto che tu la portassi con te.”
“Non sono degno di questa magnifica arma!” Rispose Ardea rifiutandosi di toccarla.
“Non è un premio, Ardea, ma un aiuto in questa tua impresa.”
“E’ un’arma sacra! Non posso portarla con me!”
“E’ l’occasione giusta per adoperarla!” Affermò Vico “Sei da solo contro l’ignoto. Ella ti darà almeno una possibilità di riuscita.”
“Non ne sono degno!”
“La adopererai solo per risolvere le Questioni. Al tuo ritorno la deporremo di nuovo nell’arca.”
“E sia…mi auguro di non disonorarla.”
“Tuo padre” disse Vico “avrebbe voluto che tu un giorno potessi brandirla.”
In quel momento nella cappella entrò un monaco coperto da un cappuccio.
Salì sull’altare e cominciò a celebrare la santa messa.
Vico ed Ardea l’ascoltarono e parteciparono al banchetto Eucaristico.
Conclusa la mistica recitazione, Ardea si apprestò a partire.
Abbracciò forte Vico, senza che nessuno dei due disse nulla.
Poi, montato in sella ad Arante, commosso salutò il suo amico.
“Addio” disse “e che Dio ti protegga.”
“E faccia lo stesso con te.” Gli rispose Vico.
A quel punto nulla poteva più trattenerlo al castello.
Uscì quindi dal maniero e si apprestò a seguire il sentiero che conduceva nel folto e misterioso bosco.
Il cielo era luminoso ed un asciutto vento schiariva l’aria, disegnando perfettamente le forme dei monti che tutt’intorno racchiudevano quel paesaggio.
Percorse solo pochi passi, quando notò una lontana sagoma provenire dal bosco.
Era a cavallo e veniva verso il castello. Si accorse di Ardea e, dopo un attimo di titubanza, gli si avvicinò.
Canticchiava una canzone e sembrava che gli uccelli del bosco, con i loro melodici cinguettii, lo accompagnassero in quel suo curioso motivetto.


(Continua...)
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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