Quella cavalcata continuò a lungo.
Portò Lys per sentieri e strade tumultuose, che rendevano quel folle e sfrenato galoppare un continuo sussultare, sudare e strusciarsi l'una contro l'altro.
Lo stalliere era sempre più eccitato, più forte, potente e lei continuava a muoversi sfrenata come la vittima al palo per essere sacrificata, come a voler fiaccare lo stallone.
Ma Aegos non mostrava cedimento.
E continuavano, continuavano, continuavano.
Sempre più persi, sudati ed eccitati.
Fino a quando il vigore dello stalliere esplose ed invase la padrona, facendola gridare ancora più forte, come una cavalla sfrenata, una scrofa impazzita.
Grida che echeggiarono per tutta la casa, udite anche da Stuarto ed il messo del Maresciallo al pianterreno.
“Ancora vino, messere...” disse il vecchio servitore fingendo di non udire quelle urla lussuriose.
Gli occhi enigmatici di lui, che di vecchio e consumato, a differenza del suo corpo, non avevano nulla, si spostarono su Gwen.
Uno sguardo profondo, intimo, quasi ipnotico.
“Mi è stato detto” disse piano “che qui a Sygma, non essendoci più il suo signore, la vita scorra serena, con poco interesse delle autorità alle altre creature. Ed io ho bisogno di tranquillità... sono tempi superstiziosi e bigotti e la gente non si sdegna di vivere come bestie...”
“Giustissimo.” Annuendo Ivan.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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