Ridacchiai appena.
"In piedi, ragazzino. Non c'è bisogno di esagerare..." facendolo alzare.
Presi poi il piccolo coltellino che gli facevo sempre portare alla cintola e lo incisi lungo l'avambraccio.
Lo vidi stringere forte le labbra, che diventarono bianche per lo sforzo di non esprimere il dolore del gesto.
Poi, posi sotto il calice e quando lo riempii a sufficienza, guarii il taglio.
"Mangia qualcosa e poi vai a dormire" sorridendogli.
"Vi chiederei se vogliate favorire, ma non voglio togliere questo piacere ai vostri giovani adepti. E poi, c'è sempre qualcuno che preferisce cenare nel proprio privè..." sarcasticamente, riferendomi implicitamente a Nikolaj, e a volte neanche Ivan disdegnava con Aleria.
Sorseggiai poi piano e con calma il caldo e vischioso liquido dal prezioso calice, sentendomi subito rinvigorita.
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