“Ehi, scusa...” disse Elv accorgendosi dello stato d'animo di Gwen “... era solo una battuta...” accendendo il motore dell'auto “... dai, meglio andar via da questa dannata brughiera...”
Partirono.
Percorsero un bel tratto, senza che Gwen sentisse più quella voce.
Ad un certo punto però dovettero fermarsi.
La strada infatti era bloccata da un grosso dosso su cui la pioggia aveva fatto franare del terreno.
“Accidenti!” Esclamò Elv. “Ora dobbiamo tornare indietro e prendere il bivio a destra!” Seccato.
Gli occhi di Ordifren avevano strani ed intensi bagliori, al punto che il loro chiarore sembrava giungere ad un rosso vago, sinistro, frutto di quella sfrenata eccitazione.
Mentre le ragazze si baciavano e si denudavano intorno a lui, Clio, guardandolo fisso in quegli occhi rossi e dannati, afferrò la sua mascolinità così potente e magnifica, cominciando a giocarci.
Poi cominciò ad usare la bocca, la lingua, senza abbandonare mai gli occhi di lui.
Un gioco sempre più intenso, lento, insistente, costante, sensuale, magnifico, proibito.
Un gioco che doveva portare quell'uomo all'esasperazione.
Lui la fissava mentre giocava e testava la sua forza, la sua potenza e resistenza sessuale.
E continuava, continuava, mentre le altre ormai nude si stringevano contro quell'uomo baciandolo e leccandolo.
“Sei brava...” disse lui a Clio con un tono di voce che tentava di restare saldo, ma che invece in modo seppur impercettibile mostrava quanto quel gioco poteva fiaccarne le resistenze.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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