Elv strinse a sé Gwen per un lungo istante.
L'aurora era sorta tra i dossi della distesa verde e selvaggia, lacerando a fatica le dense nuvole che si annidavano nel cielo.
L'iride in maculati bagliori ora cominciava a tingere la campagna, dissolvendone in parte le ombre e riflettendo sporadici scintillii tra i campi ed i canali zigzaganti.
“Prepariamoci, andiamo via da qui...” disse lui.
Lui la fissava Altea attraverso l'impenetrabile maschera.
“Pacuvio nell'antica Roma” disse “affermava che l'Amore è simile ad una maschera del teatro, dietro cui si ignora ciò che è superfluo e si apprezza invece quello che davvero conta. Per amare lei ha bisogno di un volto o delle sensazioni che questa maschera saprà suscitare?” Prese la sua mano. “Custodisca questa chiave... così potrà tornerà quando vorrà in questa stanza a cercarmi...” accarezzando la mano con le chiavi sul palmo.
Pavel guardò Nyoko negli occhi.
Si staccò appena da lei e spense la lampada.
L'alba era ancora debole e la penombra dominava la stanza.
“Siamo solo io e te...” disse piano “... nel buio... cercami, cerca il mio corpo con le tue mani e lasciati guidare da ciò che vuoi, da ciò che senti...”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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