Tutto era umido e caldo intorno a noi, tutto profumava di essenze afrodisiache, o forse erano solo i nostri pensieri ad esserlo, i nostri sguardi azzurri e frementi che si specchiavano l’uno nell’altro, forse riconoscendosi a vicenda.
Ora che era lì, nella sua nudità prorompente era ancora più bello.
Lo osservavo con stupore, ammirazione, desiderio, eccitazione.
Era bellissimo e non riuscivo a nascondere quanto fossi soggiogata dal suo fascino, dal suo sguardo, dall’eccitazione che emanava, da quella virilità che sembrava gridare a gran voce quando mi volesse.
Poi la sua voce, la sua voce era incredibilmente eccitante, inebriante, capace di farmi perdere ogni controllo.
Ma quel tono poi... quel tono così acceso rendeva tutto ancora più caldo, proibito, complice.
La mia uniforme?
Oh si, mi stava andando decisamente stretta la mia uniforme.
Me la sentivo appiccicosa addosso, umida contro il mio corpo caldo che non vedeva l’ora di essere liberato.
Oh si... volevo toglierla, volevo liberarmi di qualunque barriera tra di noi.
Allora mi alzai, sempre guardandolo negli occhi, e iniziai a spogliarmi, lentamente.
Slacciai l’uniforme e poi la feci passare sopra la testa, renstando così nuda davanti a lui.
“Oh si...” annuii guardandolo negli occhi “Solo un impiccio...” con la voce eccitata “Così va molto meglio, signore...”.
A quel punto mi avvicinai a lui, ancora e ancora, finché i nostri corpi non furono così vicini che riuscii a sentire la sua virilità umida di desiderio contro di me.
Il mio sguardo non lasciava mai il suo, era uno sguardo ardente, folle, perso.
“Posso insaponarvi, signore?” Sempre con quell’aria deferente ma lo sguardo malizioso che mi faceva così impazzire.
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