Ero fuori di me, in quel momento.
Nulla poteva tenermi lontana dai miei due meravigliosi uomini, nulla mi avrebbe distolto da quel momento di pace, estasi totale come mai mi era capitato di vivere nella mia lunga vita.
Lo sguardo che rivolsi all’ancella era infuocato, furioso, ero adirata più di quanto lei mi avesse visto negli anni che aveva passato al mio servizio.
In quel momento non mi importava di nulla che non fosse quel salottino e tutto ciò che racchiudeva: i nostri desideri, i nostri corpi che scottavano, i nostri cuori che battevano all’unisono, il profumo dell’olio e degli umori che ormai riempiva l’aria intorno a me, i loro pensieri che si facevano semper più audaci.
Quello era il mio mondo, ora, e non avrei permesso a nessuno di profanarlo, né tantomeno l’avrei abbandonato.
No, nemmeno per Brazzen, avevo vissuto per il pianeta e i suoi abitanti secoli e secoli ma quello era un momento in cui l’unica cosa che contava era il mio piacere, la mia soddisfazione, la mia passione.. e loro.
Mi importava solo di loro, di quei due condottieri, del pirata e del cavaliere, di quelle due parti di un tutto che mi apparteneva, e a cui io appartenevo.
La verità era che ci appartenevamo da sempre.
“Se il generalissimo ha qualcosa da dirmi, che venga qui a disturbarmi in prima persona…” tuonai, furiosa “E ora sparisci dalla mia vista se non vuoi fare una brutta fine!” le intimai per poi tornare ad abbandonarmi su quei cuscini in mezzo ai due uomini inginocchiati, a quelle virilità che non sembravano aver sofferto dell’interruzione, ma ancora aspettavano e fremevano, come il mio intero corpo.
Nello stendermi nuovamente le sfiorai distrattamente, godendomi quel contatto umido e saldo con un lieve gemito e gli occhi chiusi.
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