Lo guardai, poi anche io poggiai il bicchiere sul tavolino.
"Ci ho pensato tanto, in queste ultime ore. Non nascondo di pensare ancora alla mia nave, ma ho come la sensazione che rimarrei delusa se scegliessi di andarmene, magari i miei due uomini avranno già venduto la nave o altro e si saranno arruolati altrove, e non posso dargli torto. Ormai, con tre quarti della gente al fresco e l'altra parte arruolata a forza nell'esercito governativo trovare una ciurma era diventato quasi impossibile e se provassi a tornare, ammesso che i miei uomini siano ancora lì, non solo li costringerei a stare insieme a me per egoismo, ma sono certa che mi mancherebbe qualcosa" dissi, mi fermai un attimo a guardarlo, poi ripresi "Lo stesso se decidessi di restare qui, staccarmi da quella vita, da quei ricordi, non sarebbe facile e veloce da assimilare. Con questo, voglio dire che qualunque sia la mia scelta, comunque qualcuno finirebbe per farsi male e se proprio devo, preferisco scegliere quella che fa meno male delle altre..." sorrisi appena accarezzandogli il viso.
"Sembrerà strano da dire per una persona di mare, ma benché noi si passi la vita a viaggiare, è come se al contempo si cercasse di mettere radici, in qualche modo. Mio padre era solito dire 'nessun vento è favorevole al marinaio che non sa dove vuole andare' ed è esattamente come mi sentivo fino a tre giorni fa. Sento che se ora io lasciassi questa nave, mi sradicherei in maniera irreparabile, perderei di vista una meta, un obiettivo, qualsiasi esso sia, ora che finalmente credo di averlo trovato."
Poi sorrisi.
"E spero vivamente che tu non racconterai nulla di tutto questo in giro, o rischierei di perdere la mia credibilità. Sono sempre un capitano" dissi, divertita.
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