Disattivato
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Ormai ogni maschera era caduta.
Ogni possibile remora, freno, limite era lontano e insignificante, impallidito e messo in disparte dalla forza della nostra passione incontrollata.
Eravamo come avvolti da un fuoco che solo noi potevamo vedere, sentire sulla pelle, percepire in ogni parte del nostro essere.
Quel fuoco ci divorava, ci consumava, si nutriva del nostro respiro, dei battiti impazziti dei nostri cuori che sembravano essersi sincronizzati in un unico e intenso ritmo, troppo forte per i comuni mortali.
Ma non per noi, nulla era troppo forte per noi.
Le loro mani su di me sembravano quelle di uno scultore che plasma la creta, scolpendone ogni anfratto con le dita, approfondendo ogni dettaglio con una devozione senza pari.
Pur essendo una dea, non mi ero mai sentita più venerata di quel momento, in balia delle mani capaci e forti di quei due uomini, dei loro sguardi appassionati.
Dovevano sentire quanto la mia pelle scottasse a quel contatto, a quel meraviglioso massaggio estatico, condito dall’olio che col suo profumo inebriante rendeva tutto più intenso, caldo.
Ma non erano solo le loro mani a farmi impazzire, anche il sentire quella virilità prorompente contro di me, percepire fisicamente quell’eccitazione che era chiara e limpida nell’anima e in ogni sospiro appassionato che potevo sentire sulla mia pelle, quel sospiro che riusciva a farmi vedere ancora di più il controllo.
Quel respiro che volevo rubare, si dice che se si ruba il respiro a qualcuno, gli si ruba l’anima. E io bramavo possedere la loro anima, tanto quanto i loro corpi e i loro cuori.
Quando si inginocchiarono ai miei piedi sentii un lungo e intenso brivido corrermi lungo tutto il corpo.
Trattenni il fiato mentre li guardavo, i miei occhi erano accesi di una luce che i non avevano mai conosciuto.
Quante volte qualcuno si era inginocchiato davanti a me, nei templi, nella sala del trono, tutta Brazzen piegava il ginocchio davanti alla dea.
Eppure… eppure mai in tutta la mia lunga vita avevo provato qualcosa di simile.
Nessuno si era inginocchiato con quella devozione, nessuno l’aveva fatto davanti alla donna.
E quando poi le loro labbra, bocche, lingue raggiunsero la parte più segreta e sacra del mio essere, persi completamente ogni controllo, ogni freno.
Dimenticai di essere una dea, in quel momento ero solo una donna, meravigliosamente amata, venerata, desiderata.
Le loro labbra aprirono sempre più la porta per il piacere più estremo e folle.
Non mi reggevo in piedi, non riuscivo a stare ferma.
Ero fuori di me.
Avevo perso ogni freno, ogni controllo, superato ogni limite, cancellato ogni tabù.
Forse tutte queste cose valevano per gli uomini, ma non per me, nono per noi.
Affondai le mani nei capelli scuri dei due uomini, reggendomi a loro, arrivando a posare tutto il mio peso su di loro, che mi sostenevano con i loro visi sempre più impregnati del mio immenso godimento.
Abbandonata e folle chinai la testa all’indietro e gridai.
Le grida della dea riecheggiarono in ogni stanza del palazzo.
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